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La surreale ‘mise en scène’ di Christian Tagliavini

www.organiconcrete.com

Si tratta di un’interpretazione attenta e fresca. Una mise en scène  con una vena di surrealismo straniante che trasporta l’osservatore in uno spazio non tangibile, una sorta di limbo che ci lascia sospesi tra il calore di un universo familiare e la fredda realtà della messinscena.
Un approccio nuovo, autentico.

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Breve riflessione #1: La trave è nell'occhio degli altri, stavolta

Oggi volevo parlarvi di due cose. La prima notizia è di qualche giorno fa e riguarda la decisione del presidente della repubblica Napolitano di annullare un incontro istituzionale con l'ex-ministro delle finanze Peer Steinbrueck. La gaffe di quest'ultimo ci dimostra due cose:

1)  la stupidità umana non è un male italiano

2)  I clown non stanno solo nel nostro parlamento

Ma a livello umano è giustificata: Non dimentichiamoci che il nostro ex-presidente del consiglio ha dato della "culona inguardabile" alla Merkel, quindi i primi a far scendere il dialogo a un livello poco edificante siamo stati noi. Si tratta di politica e le proprie opinioni personali, a meno che non siano splendide e condivisibili, non contano nulla e non devono essere esternate. Molto probabilmente non è l'unico a pensarlo, anche tra di noi, ma chi non ricopre una carica di rilievo può dire quello che vuole.  Quello che mi da fastidio è il fatto che Napolitano non è che sia proprio reattivo: se avesse tenuto questa linea ad ogni occasione istituzionale estera, sarebbe stato meglio, adesso invece siamo più quelli che seguono gli ordini un po'come cagnolini. Peccato, ma meglio tardi che mai.

Questo fornisce anche un altro spunto di riflessione: Ora che abbiamo mostrato carattere, o meglio, ora che il nostro presidente della repubblica ha fatto valere il suo ruolo di prestigio, è come se i dissensi si fossero appiattiti in virtù di un nemico comune. Magari sarebbe il caso che un'intera classe politica evitasse di mettersi in ridicolo e questo è solo in nostro potere: sta a noi essere meno "furbetti" e più civili, in ogni aspetto della nostra vita quotidiana.

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Di eloquenza, ideali e di altre sciocchezze

Doverosa premessa: non mi piace parlare di politica in contesti in cui non è necessario farlo. D’altro canto la mia coscienza non mi permette di trincerarmi in un giorno così importante dietro un silenzio irreale, tornando domani a postare poesie, canzoni, foto, boutade. La politica è parte della vita, siamo noi: per una volta posso fare un’eccezione.

In questi due giorni di fervore elettorale, come sicuramente molti di voi, ho letto, ascoltato e visto di tutto: editoriali,  vignette, pronostici di mesi fa (più o meno azzeccati), tweet, stati di Facebook, discussioni che mi hanno vista come protagonista o come spettatrice.

Tralasciando i commenti della stampa italiana ed estera, alcuni dei quali assolutamente preziosi, una cosa mi ha colpita più del resto: sono tanti gli italiani che tra ieri ed oggi si sono dichiarati “a lutto”. Le motivazioni sono le più varie, più o meno condivisibili. Io, personalmente, anche se non l’ho fatto prima, mi dichiaro ora a lutto solo per quanto segue.

Sono a lutto perché sono disorientata. Perché nel mare magnum della campagna elettorale culturalmente più povera della storia d’Italia non ho trovato contenuti chiari, ma solo slogan acquosi e indistinti. Una pochezza intellettuale estrema, nei dibattiti, nei manifesti, nei programmi, nei modi di comunicarli. Non solo un’assenza di verità, che pure sarebbe legittimo pretendere da chi si professa buon amministratore della cosa pubblica, ma un’incompetenza comunicativa di fondo, un’autoreferenzialità costante e costantemente vuota. Una retorica fatta di urla anziché di parole, segno che l’arte oratoria (e la capacità persuasiva, di conseguenza), è evidentemente cambiata, insieme ai tempi, nei modi e nelle forme.

Comunque si sia votato, comunque la si pensi, qualunque sia il risultato di queste elezioni per ciascuno di noi, credo che sia la morte della politica per come l’hanno conosciuta i nostri padri e i nostri nonni. Quella “partigiana” nel senso più puro del termine, quella che ha ispirato il Don Camillo di Guareschi. Quella che trovava impensati punti di accordo partendo da posizioni distanti e passando per discussioni accese. Credo, in sostanza, che sia la morte delle ideologie e delle differenze: la morte dei messaggi.

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Esattamente come me e te

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Provate a pensare cosa può accadere quando un giovane ragioniere con la passione della fotografia decide che la sua missione di vita è aiutare i senzatetto. Non serve fantasticare troppo, la risposta è Lee Jeffries: il suo lavoro è una religiosa introspezione nel dolore di coloro che a questo mondo non posseggono altro che loro stessi.

[Scopri il progetto]

 

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caro figlio mio...

Caro figlio mio,

Te scrivo ‘ste du’ righe che te siano da raccomannazione visto che mo sto a mori’.

Se fossi capace de ditte che so’ stati i tempi miei ... non so se so’ capace de trova’ le parole pe spiegamme. Me dispiace se a te non rimane niente se non ‘sta stanzetta nella casa condivisa co’ zio.

Io e papà tuo, figlio mio, abbiamo fatto ‘na vita de stenti. Siamo nati negli anni 80 del ‘900, siamo nati nell’epoca der niente: senza sogni, senza speranze, senza futuro. A noi 'n c’è rimasto che da piagne e de sbarca’ er lunario. E pensare che semo stati figli de ‘na borghesia benestante. Co’ nonno e nonna io – da regazzetta – me ne annavo a fa’ la settimana bianca. Una bella casa de proprietà, con le vacanze assicurate. Forse non te ne accorgevi te da regazzino, ma io pe’ fatte fa’ quei giorni in campeggio in tenda risparmiavo pe’ tre mesi prima. Io e papà a mala pena facevamo 2500 euro in due e tra spesa, tasse, mutuo e bollette ce rimaneva poco. Dunque io, bello de mamma, senti un po’ che facevo. Annavo a fa’ la spesa verso l’una e mezza/due, trattavo cor fruttivendolo e je dicevo: “e che me la voi fa’ paga’ a prezzo pieno?! È de quarta mano!”. E quello (che se voleva smalti’ la robba) ce stava… ha’ da vede se ce stava. La carne però de quarta mano non te la davo. Te compravo a te ‘na bistecchina bona dal macellaro (quello che prendeva i ticket de papà) ed io e papà pe’ integra’ de proteine se magnavamo i ceci o le lenticchie. E te ridevi, bello de mamma, “buona la ciccia!”, ci dicevi. E pure cor sacrificio, t’ho spedito fori da ‘sto paese de merda! Almeno quello, pe’ fortuna!

I tempi nostri so’ stati i tempi der berlusconismo, si te lo racconto quasi non ce se crede.

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Alessio Martorelli
è bellissima, veramente.
Mercoledì, 27 Febbraio 2013 17:42
federica lucantoni
Grazie alessio. Mi fa piacere ti sia piaciuta
Mercoledì, 27 Febbraio 2013 18:32
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Sempre più serviranno letterati e filosofi...

Sorridente

... non sviliamo la Facoltà di Lettere e Filosofia con la paura della disoccupazione.

Questo mondo gretto ha (ed avrà) bisogno proprio di noi: letterati e filosofi!

 

(Messaggio di positività immotivato! )

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Io (non) voto.


.Oggi è giorno di elezioni.

Si torna a votare dopo 5 anni per rinnovare il nostro Parlamento. Ma più che rinnovare, la parola più appropriata per queste elezioni sarebbe 'cambiare'.
Non voglio parlare di politica, di chi è meglio, di chi è peggio. Vorrei solo esprimere un pensiero (tra i tanti con cui mi sono scontrato in questo ultimo mese) su queste elezioni.
Penso che tutti ci rendiamo conto della situazione in cui ci troviamo noi italiani. Di chi è la colpa? Di troppe persone (politicamente parlando) secondo me, ognuna con le sue responsabilità e non dobbiamo dimenticarci di questo quando andremo a votare oggi e domani. Dobbiamo cominciare ad essere un popolo con memoria e finalmente intelligente. Per quello non dichiaro chi voterò e chi no. Forse lo capirete fra queste righe ma non è questo l'obiettivo del mio post: voglio far capire a quei milioni di persone (perchè saranno molti milioni) che non andranno a votare per protesta o per scelta dell'ideologia del NON voto che questa volta sbagliano. Spero di sbagliarmi ma queste elezioni sono l'occasione (l'ultima) per dimostrare che vogliamo una Italia nuova e vogliamo dare un segnale, soprattutto noi giovani, a questo sistema politico che non ci rispecchia.
Voi del NON voto direte che non c'è nessuno che vi rappresenti in quella lista dove metterete una X. In parte sono d'accordo con voi ma per una volta provate a metterla sul simbolo che per lo meno vi somigli (politicamente) per il 25%. Basta questo per dare (speriamo) una svolta alla nostra Italia.
E se (probabilmente) non vi ho convinti andate a votare per segno di riconoscenza verso i vostri avi, bisnonni che hanno lottato anni e secoli fa per ottenere il diritto di voto. Persone che hanno dato la vita, hanno creduto in ideali politici e sociali per poter dare ai loro figli e nipoti l'opportunità di votare e poter scegliere chi li dovesse rappresentare.
Se questa storia vi sembra troppo lontana e non vi tocca, mi rivolgo alle donne.


Le donne italiane hanno avuto il diritto di voto solo nel 1946. Cioè le vostre bisnonne non potevano votare. Vi sembra giusto? Loro e le loro madri hanno lottato per permettere oggi a voi donne di votare: non buttate al vento la fatica di donne forti e coraggiose.
E come recita l'articolo 48 della Costituzione Italiana:
"Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico."
Non dimentichiamocelo. Almeno per oggi e domani.

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Quaranta Jamila
Caro Isaia, avendo studiato per ben 5 anni con una Prof.ssa Presidente del Comitato delle Pari Opportunità, non posso che aver spo... Leggi tutto
Lunedì, 25 Febbraio 2013 11:26
federica lucantoni
nel post!
Martedì, 26 Febbraio 2013 14:30
federica lucantoni
volevo dire "bel" post!
Martedì, 26 Febbraio 2013 14:30
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Lei viene? Vittorianesimo is the way!

Oggi volevo rispondere ad una domanda fatta da Silvio Berlusconi, che tutti ancora chiamano presidente, ma non ho ben capito di che, forse del  Milan?

Ad ogni modo i suoi detrattori hanno preso la palla al balzo per dire le solite cose sulla condizione femminile e blablabla vari, ma non voglio parlare di politica, anche perché la campagna elettorale è chiusa bene o male.

Quello di cui volevo parlarvi oggi è appunto: LA CONDIZIONE FEMMINILE... Ma davvero noi dobbiamo ancora parlarne? E la santanché e compagnia bella che si infervorano alla domanda di un giornalista, la stessa di Berlusconi girata ad un pubblico femminile. Sdegno, ignominia, e ovviamente l'immancabile tentativo di svilimento della virilità del giornalista. Ma rispondere con un semplice "Ma sono c***i miei?" Ecco ce ne fosse stata una che gli avesse sbottato in quella maniera, avrebbe voluto dire farsi rispettare, e il rispetto trascende i sessi. Si rispetta una persona, non un sesso. Invece no, tutte pudiche, finte indignate, una gli ha risposto:" sicuramente più di te" della serie: giochiamo a chi ce l'ha più grosso. Il cervello.

"Tocca a noi donne far capire che non si è disponibili sul mercato" è qui l'errore. Azzerare la competitività e contemporaneamente voler combattere il maschilismo all'interno delle istituzioni. Ecco, se uno cominciasse ad essere coerente, sarebbe già un grande passo. Mandano tutta una serie di messaggi a dir poco contrastanti. Ad esempio probabilmente lei alludeva al mercato della carne, io pensavo a quello dell'economia; dove la donna può essere considerata una risorsa, non un controgirello, ma va bene, la finezza di certi personaggi in politica è risaputa.

Ovviamente tutto questo per comunicarci che in realtà è la sinistra ad essere maschilista, ecco il grande messaggio per le donne: parlare di come gli uomini parlano di noi donne. Ma solo io, in quanto uomo, mi sono rotto i cosi detti a sentir parlare di queste cavolate? Solo io penso che tutti possono fare quello che vogliono basta che siano competenti? Certo se a rappresentare le donne sono queste qui, allora il problema di fondo è che si lamentano della loro pochezza di ingegno. E poi, tanto per citare Mina, a me sembrano solo parole.

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Francesca Chiusaroli
Mi piace.
Sabato, 23 Febbraio 2013 12:52
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Il venerdì è il venerdì

La verità è che il venerdì è il venerdì. Secondo me è anche più bello del sabato. Sì, è più bello perché c’è l’attesa.

L’attesa del fine settimana, del tempo libero. Si programmano le cose il venerdì. Pure se è nuvolo non importa. Pure se fa freddo, chissene frega.

Lascia sempre ben sperare il venerdì. Qualche volta è un'illusione il venerdì, qualche volta no.

Io al venerdì gli voglio dedicare un <3.

 

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Alessio Martorelli
il nostro nuovo sabato del villaggio! Viva il venerdi!
Venerdì, 22 Febbraio 2013 15:57
Francesca Chiusaroli
Saluti da Recanati
Venerdì, 22 Febbraio 2013 17:28
federica lucantoni
Alessio, ho pensato la stessa casa! saluti prof!
Venerdì, 22 Febbraio 2013 19:17
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George (the) Best

La scorsa settimana facendo zapping notturno su youtube (la TV ormai è fuori moda) ho (ri)trovato un video tributo a George Best. Molti di voi non lo conosceranno proprio, altri sanno di chi si tratti ma non al 100%. Vi faccio un breve riassunto della sua storia (che potete trovare accuratamente su Wikipedia).
Geroge Best nasce a Belfast nell'Irlanda del Nord nel 1946 e muore a Londra nel 2005 a 59 anni. Ha vinto il pallone d'oro nel 1968 ed è considerato uno dei migliori calciatori del XX secolo.
Possibile che in pochi lo conoscano??? Io, come avrete capito, sono un suo fan e grande estimatore come calciatore e soprattutto come uomo. Ed è di questo che voglio discutere.

George Best è stato davvero uno dei più grandi calciatori ed attaccanti del calcio moderno. Ma rispetto a tutti i grandi campioni aveva un difetto per la gente comune che lo porta a essere esiliato dalle grande storia del calcio. Lui, durante la sua formidabile carriera tra Manchester United e tantissimi gol e assist, aveva una grande passione: vivere la sua vita fino all'eccesso. Adorava le belle donne, le macchine sportive, l'alcol, drogarsi, vivere la vita intensamente. Era capace di presentarsi ubriaco a poche ore dalla partita e poi riprendersi come per magia e segnare gol straordinari (per i più appassionati andate a vedere i suoi gol su youtube). Ma come faceva??? Anche io me lo sono chiesto. Anche io giocavo a calcio e quando tornavo ubriaco il sabato sera, durante la partita della domenica mattina non toccavo un pallone.
Questo suo lato "brutto" è quello che più apprezzato di lui come giocatore. Perchè c'è una cosa che condivido della sua storia (non tutto naturalmente): la consapevolezza di essere uno dei migliori e volere lo stesso dimostrare a se stessi che si può superare, andando oltre i suoi (e gli umani) limiti. Voi direte che quello che sto dicendo si riassume con una parola: eccesso. Sì, è vero. Ma l'eccesso fa parte della vita; se se ne fa il giusto uso è la spinta "giusta" che ci tiene vivi e vogliosi di vivere. George Best nonostante sapesse a cosa andava in contro con quello stile di vita, non si è mai fermato. Voleva vivere la sua vita così, nell'eccesso, fino in fondo, per non avere nessun rimpianto. C'è una sua frase che riassume meglio cosa voglio dirvi e cosa per lui rappresentasse la vita:
"Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcol. Sono stati i 20 minuti peggiori della mia vita.
E cosa gli ha portato a George Best questa vita così intensa e "viva"? Alla morte naturalmente! Morì a soli 59 anni per una infezione epatica, risultato della sua vita di eccessi.
Secondo voi si è pentito?
Hanno cercato di strumentalizzare la sua morte attribuendogli frasi del tipo "non morite come me" dette in punto di morte, per trasmettere un messaggio positivo verso i giovani.
Ma noi, tutti suoi fan, sappiamo benissimo che lui quella frase non l'ha mai detta: lui non si è mai pentito della sua vita e di ciò che ha fatto. Ne prima, ne dopo, ne nel punto di morte. Sappiamo benissimo che lui ha sempre visto la vita come qualcosa da vivere al limite, al massimo, spirito che noi tutti (nel giusto modo naturalmente) dovremmo ispirarci.
La vita è breve. Non sappiamo quanti anni ci aspettano davanti. Sicuramente volano rapidi come le nuvole nel cielo. Osiamo. Spingiamoci verso il nostro limite (ognuno ha il suo limite che non vuol dire per forza alcolizzarsi o drogarsi). Sentiamoci vivi, con la speranza che quando arriverà il nostro "momento" (grattatevi, sarà tra moltissimi anni) ci sentiremo come George Best: sereni e liberi, senza rimpianti ne rimorsi

Perchè lui non era il solito campione, era qualcosa di più.
Perchè lui non era il solito genio e sregolatezza, era qualcosa di più.
Perchè lui non era il solito ubriacone, drogato e donnaiolo, era qualcosa di più.

Lui era George (The) Best.

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