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Scritture Brevi per un posto alla Camera

Se è vero che le scritture brevi ci circondano, non possiamo non dedicare qualche minuto ad una veloce classificazione di quelle che abbiamo incontrato sulla scheda elettorale della Camera.

Chi usa scritture brevi nei propri simboli?

L’unico partito che impiega una sigla senza l’aggiunta di ulteriore parole esplicative è il Südtiroler Volkspartei, che sfoggia sul simbolo un SVP.

Forniti di scioglimento sono invece le sigle del Partito Democratico (PD), il neonato Centro Democratico (CD), i Moderati in Rivoluzione del MIR, il Partito Repubblicano Italiano (PRI), il Movimento Europeo Rinascita Sarda (MERIS), Democrazia Atea (DA) e Forza Nuova (FN).

Scioglimento parziale per il PLI, che impiega una sigla storica e nota ai più come la sigla del vecchio Partito Liberale, con l’esplicativo “Liberali per l’Italia”.

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‘Nevada Rose’: uno sguardo al mestiere più antico del mondo

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Lo sapete anche voi, esistono alcune verità culturali assolute che rimangono nel costume di una società: per noi italiani una è "Roma caput mundi"; un’altra, un po’ più universale dice che il mestiere più antico del mondo è quello della prostituta.

Se Roma la ricordiamo come madre della cultura fondante del mondo moderno, dopo la Grecia, ricordiamo di essa anche i suoi protagonisti. Allora colgo l’occasione per iniziare da Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, che come imperatrice consorte aveva diritto ad ogni vizio, anche ad un orgasmo disimpegnato. Si faceva chiamare Lisisca, ovvero ‘la donna cagna’, ma solo quando lavorava in un Lupanare, cioè un bordello.

E’ passato molto tempo da allora, ma i vizi dell’essere umano non sono mutati affatto. L’ipocrisia della morale ha voluto che si chiudessero le ‘case chiuse’ in alcune società, come quella italiana; ma in altre parti del mondo, si sa, la tradizione è sopravvissuta – sfruttata e incentivata -. Marc McAndrews ce lo vuole testimoniare, con un progetto delicato, intimo e profondo dal titolo ‘La rosa del Nevada’ (unico stato degli U.S.A a consentire la commercializzazione del sesso).



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Vie de jeune prof #2

Occhiolino
Sorpreso

Eccomi di ritorno con le mie avventure (ero sparita per un po' perché ci sono state due settimane di vacanze )!

Un breve ma simpatico aneddoto che ha a che fare con la traduzione letterale da una lingua all'altra (come molti sanno non è il metodo migliore e io stesso ho sperimentato che si possono fare anche delle figuracce!).

Martedì 12 marzo (il giorno del ritorno a scuola, la rentrée in francese - uno dei casi in cui in italiano manca una traduzione altrettanto 'efficace'):

Ero in classe con i miei alunni di una delle première (età 16-17) in cui ci sono 18 ragazzi e 3 ragazze (...!) che dovevano intervistare il compagno di banco riguardo l'hobby della lettura. Avevo preparato un'intervista, mi sembrava un'attività simpatica e abbastanza stimolante per l'espressione orale... io stavo circolando tra i banchi per vedere se avessero bisogno di aiuto ("Comé si discé ... in italianò?")... ad un certo punto uno dei migliori della classe alza la mano e mi chiama...

"Signora... vous pouvez venir un moment?"

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Recente commento in questo post
Francesca Chiusaroli
#discriminazione di #genere attraverso il #linguaggio. Anche in Italia sarebbe abolito il "signorina", discriminante per l'incongr... Leggi tutto
Domenica, 17 Marzo 2013 19:40
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Certa gente del giorno

Parlare in 2^ persona plurale is the new certa gente.

Per chi necessitasse di chiarimenti (naturalmente il riferimento è ai social network).

Esempio certa gente:
1) Certa gente dovrebbe proprio starsi zitta. Altroché.
2) Comunque certa gente è proprio falsa…mamma mia…
3) Certa gente mi fa schifo…

Esempio 2^ plurale:
1) Oh ma l’avete capito che non ce ne frega niente di come vi vestite il sabato sera?!
2) Madò ehi abbiamo capito che sta giocando il Milan, non c’è bisogno che mettete la telecronaca su FB.
3) Oh ma tutte col cuore spezzato state? Non vi svegliate un poco!

Ragazzi qui c’è bisogno di essere aggiornati se no rischiamo di essere out prima ancora dei trent’anni. Mè non vi muovete!

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Il re lo vuole in rosa

La cara regnante d'oltre Manica ha appena sottoscritto un documento contro ogni forma di violenza e per la parità dei diritti. Sebbene non vi sia alcun riferimento esplicito agli omosessuali, sembra realmente che questo gesto sia destinato ad avere un' eco rilevante nei paesi del Commonwealth. Eppure io una pulce nell'orecchio vorrei mettervela lo stesso.

E nel farlo prenderò come riferimento un altro re, che ha ormai abdicato, in uno dei suoi ultimi spettacolari interventi a favore dell'umanità. Lo scorso 13 Dicembre la presidentessa dell'Uganda incontra il papa in Vaticano. E' la stessa che vorrebbe mettere una legge che punisca l'omosessualità anche con la morte. E indovinate da chi ricevette la benedizione? Esatto! Eppure  il quinto comandamento non diceva..." Ma il re lo vuole!" Bene così. Poi ci si domanda del perché si voglia abbandonare il posto di lavoro, forse non si è tanto credibili con interventi di questo tipo.

E alla fine arriva Bersani. Il grande maestro, che supera Veltroni in grazia e perdita dell'elettorato. L'uomo che riuscì a perdere, l'unica cosa difficile da fare in queste elezioni. Bene, visto che siamo un popolo senza memoria, vorrei farvi notare che si sta mettendo in scena lo stesso teatrino schizofrenico: sì, no, sì, no, sì, no, e "il governo è caduto abbiamo un elettorato che chiede riforme ben più importanti".

Infatti già stava ritrattando su uno dei suoi punti. In questo caso il re, che lo voglia o meno, conta come il due di picche. Sarà che parte di quell'elettorato è trattato un po'come venivano trattate le donne nell'America di fine ottocento: tutte tasse niente diritti.

Fossimo la Francia nella quale il dibattito non è tanto incentrato sulle unioni civili, quanto piuttosto sulla possibilità di adottare. (Una bella analisi, pro-memoria). Noi fortunatamente siamo realisti. Loro: "libertè, egalitè, fraternitè". Noi:"Ma-de-ché".

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High fidelity made in Rome

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Se non avete mai avuto l’occasione di vedere il film High Fidelity o, ancor meglio, leggere l’omonimo libro di Nick Hornby, beh, fatelo. Oltre alle tormentate storie d’amore del protagonista scoprirete, infatti, che prima dell’avvento dei megastore, si potevano vivere situazioni come questa.

Di articoli che trattano della crisi dei piccoli negozi di musica e videonoleggio, il web è pieno. Oggi, girando in rete, ho trovato però la conferma che a risentire della crisi generale del mercato audiovisivo non sono solo i piccoli distributori, ma anche i grandi. Il Regno Unito, culla della musica moderna, sta risentendo del calo degli acquisti nel settore al punto che dagli anni ’80 ad oggi i negozi indipendenti di musica sono diminuiti di un terzo. E che a chiudere non sono solo i piccoli distributori, ma anche dei colossi come HMV, entrata in amministrazione controllata lo scorso 15 gennaio.

I megastore, quindi, che negli ultimi anni hanno sostituito in parte o del tutto le funzioni dei piccoli negozi di ogni genere, iniziano a risentire della concorrenza di forme alternative di commercio. Generalmente, ad essere imputati come la causa prima del fallimento dell’industria musicale e audiovisiva sono i canali dello scambio peer to peer (l’uso e l’abuso dei vari eMule e Torrent, per capirci), e la crescente diffusione dello streaming o del download di singoli brani o film. Fenomeno in crescita anche in altri settori, se si pensa alla crescita del mercato degli ebook in Italia (qui le stime aggiornate a maggio 2012). Ma sarà poi tutta colpa degli mp3?

Proviamo a ragionare un attimo sul servizio offerto da grandi catene come Feltrinelli libri&musica, i vari Virgin megastore o vere e proprie istituzioni come la KulturKaufhaus Dussmann di Berlino. Enormi, fornitissimi, consentono al cliente di perdersi letteralmente tra gli scaffali, approfittando delle postazioni di ascolto presenti in molti di essi (basta passare il disco su un lettore ottico e il gioco è fatto). Di solito chi entra in un megastore sa già cosa cercare, perché in molti casi ha già letto recensioni in internet dalla fonte che ritiene più affidabile. Comprare un disco (o un libro, o un dvd) non è poi così diverso dal comprare un paio di scarpe: si entra, si prova, si sceglie, si esce. In totale autonomia.

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Commenti recenti
Silvia Lovati
Vabbè ma adesso devi dirci per forza dov'è questo negozio di fiducia! Magari diventa anche il mio! ... Leggi tutto
Lunedì, 11 Marzo 2013 09:32
Veronica Adriani
Ahahah! Ok, gli faccio pubblicità, allora! Si chiama Idee musicali, sta in zona Subaugusta da quando ne ho memoria ... Leggi tutto
Lunedì, 11 Marzo 2013 11:27
Silvia Lovati
Da paura. Credo di aver capito qual è. Appartengo ai Tuscolani anch'io. Ci farò un salto!... Leggi tutto
Lunedì, 11 Marzo 2013 18:11
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Only you can free yourself

Nelle discussioni universitarie, nelle serate al pub con gli amici si finisce sempre per "filosofare" sulla vita.
In queste discussioni si finisce per parlare del fine ultimo della vita, su come viverla, se siamo felici e soddisfatti oppure no, del modo in cui potremmo cambiarla.
E proprio su questo ultimo punto che vorrei soffermarmi prendendo spunto da un video che mi ha linkato un mio carissimo amico dopo una discussione sulla "vita".
Il video è della canzone "I could be the one" della coppia di dj Avicii e Nicky Romero. Tralascerei il discorso musicale che può piacere oppure no perchè stavolta vorrei focalizzare la vostra attenzione sul video (che dovete naturalmente prima vedere e poi continuare a leggere).

http://www.youtube.com/watch?v=bek1y2uiQGA

Premessa principale: il video è molto fetish e a tratti immaturo.
Infatti ciò che c'è da cogliere in quel video sono solo due momenti: quando davanti all'offerta sul computer dell'agenzia "self-help: only you can free yourself" la donna clicca su "take back your life" e quando viene investita all'uscita dal camion che si chiama (ironicamente) "2late". (Troppo tardi).

Vedendo quel video ho pensato a quante persone (e molte purtroppo le conosco) hanno paura di cambiare, di riprendersi la propria vita. Molte di queste persone sono quelle che si lamentano della quotidianità, dei giorni sempre uguali, di frequentare sempre gli stessi posti e persone. Quante ne conoscete? Tante. E molte non fanno nulla per cambiare. Alcune non cambiano perchè gli piace in fondo lamentarsi ma stanno bene così nella loro situazione. Altre non cambiano per paura, quella paura del vuoto, del futuro incerto, di rimanere sole.
E chi sarei io per giudicare (direte voi)?
Anche io facevo parte di questo tipo di pensiero.
Ero fidanzato, mi sentivo felice e innamorato; poi col tempo mi resi conto che non era così, che mi mancava qualcosa, non ero io al 100% ma non capivo dove e quale era il problema. E ho proseguito per un po' di tempo con questo disagio pensando fosse un momento passeggero e quando gli amici sentivano le mie lamentele mi dicevano: prova a cambiare qualcosa, fai qualcosa di alternativo, un viaggio. Pensandoci mi resi conto che sapevo qual era il mio problema: non ero più felice con la persona con cui stavo ma non per colpa sua, ero io il colpevole; consapevole che ero felice ma non era lei la donna con cui volevo stare, avevo 22 anni e avevo l'opportunità di trovare la mia strada. Ma avevo paura di cambiare. Tanta. Ma alla fine ho schiacciato il bottone "take back your life", con paura. Ho rischiato, ho sofferto, ho fatto soffrire ma il mio furgone con scritto "2late" non è passato. L'ho schivato in tempo. E da lì ho imparato a capire dove era il "segreto" per sentirsi sempre bene, felici, soddisfatti e soprattutto per non rischiare di esssere "investiti".
Appena uno si sente a disagio chiedersi cosa è che non va, guardarsi intorno, mettere in discussione anche le più grandi certezze.
Siamo (sono) giovani (e).
Abbiamo il tempo per cambiare la nostra vita, per addrizzare la nostra rotta, risistemare la nostra bussola, riadattarci. Ma dobbiamo trovare la forza e il coraggio di farlo.
Ci sono persone che stanno con la stessa fidanzata perchè "ormai sono anni che stiamo insieme, se ci lasciamo che fine facciamo entrambi, dove andiamo a finire?".
Ci sono persone che fanno lo stesso lavoro da una vita e pur non essendo felici, non provano a guardarsi intorno, a cercarne un altro che ci dia più soddisfazioni e gratificazioni, trovare un'attività che ci faccia sentire vivi, fare un corso che ci piace.
Ci sono persone così perchè alla fine si "accomodano" sulla vita, nel senso che nonostante quel pizzico di infelicità, la comodità della quotidianità e della certezza se la tengono ben stretta. Nella speranza però a questo punto di non rendersene conto in ritardo come la donna del video e che sia davvero troppo tardi.

La vita è una sola e siamo noi gli artefici principali della (nostra) rotta quindi usiamo la (nostra) bussola nella giusta direzione: alla ricerca della (nostra) felicità

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Lettera aperta a Beppe Grillo

Oggi sul Times è uscita questa intervista a Beppe Grillo, sintetizzata e tradotta dal Globalist.it, qui.

Ho letto tutta l'intervista (in inglese) che si trova in calce all'articolo del Globalist.it che invece ne sintetizza solo alcuni punti e ho potuto notare la genuinità della sintesi e della traduzione in italiano.

Dice Grillo all'intervistatore del Times: "There’s a rule in our movement. We don’t make agreements with parties. Whoever joined our movement signed on to this. If you enter into a movement like this, it’s a rule you agreed to. There’s nothing to decide. If you go play soccer, do you say you want to score goal with your hand? No, it’s only with your foot. Accept the rules."

Che viene così tradotto: "C'è una regola nel nostro movimento: noi non facciamo accordi con i partiti. Chiunque ha aderito al nostro movimento l'ha sottoscritta. Se tu entri in un movimento come questo, c'e' una regola che hai accettato. Non c'è niente da decidere. Se tu giochi a calcio, dici che vuoi segnare un goal con la mano? No, si segna con il piede. Si accetta la regola".

Non cito questa frase perché la ritengo la più importante dell'intervista né voglio, attraverso questa frase, enucleare l'intero contenuto dell'intervista che potete tranquillamente andare a leggervi nella sua interezza, cito questa frase perché credo che qui si trovi esattamente il nucleo della mia critica al MoVimento.

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French do it better… scritture brevi: LOL vs MDR!

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[Palla a me! Grazie Jamila!]

Chi mi segue qui sul blog (chi?!) saprà che vivo in Francia (Vie de jeune prof #1), quindi potrete immaginare il mio contatto quotidiano con la lingua francese. Beh, non mi è ancora capitato di sentire "LOL" dalla bocca di qualcuno come è successo ad una mia amica, ma ho letto svariatissime (superlativo ridondante d'obbligo) volte l'equivalente francese di LOL. E se la versione inglese può significare due cose (lots of laughs o laughing out loud) che entrambe riconducono all'idea delle 'grasse risate' italiane, quella francese non è assolutamente 'ambigua': MDR vuol dire "mort de rire".

E i francesi lo scrivono in continuazione, anche quando non c'è realmente qualcosa per cui si possa "morire dalle risate". Ma si sa, so gggiovani e ridono di ogni cosa.

Quindi ora facciamoci una risata anche noi, giovani e un po' meno giovani. Una ragazza italiana incontrata qui credeva inizialmente (e ingenuamente) che MDR fosse un'abbreviazione, senza vocali, di una parola meno gentile, che si usa altrettanto spesso nella vita francese di tutti i giorni. Se non fosse che, riflettendo attentamente, le consonanti di MDR e M_RD_ (pensate voi ad aggiungere le vocali!) non hanno lo stesso ordine.

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Scritture brevi: il curioso caso di LOL

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Avete mai immaginato di diventare personaggi dei fumetti? No?! Bene!, cominciate a pensarci, perché pare che la lingua si stia muovendo proprio in quella direzione. Non ci credete? Allora state a sentire!
Qualche giorno fa ero sull'autobus e vicino a me c'era un gruppo di adolescenti (ragazzi fra i 14 e 16 anni) che chiacchieravano ad alta voce, ovviamente (#nonc'èpiùlueducazionediunavolta). Ascoltando i loro discorsi non mi sono stupita dell'infinità di parolacce inserite all'interno di una frase, né di tutti i congiuntivi inesistenti, o, nel migliore dei casi, storpiati, bensì del loro trasformare le "scritture brevi", sigle ed acronimi che di norma si usano nei linguaggi scritti dei social network, esprimendone il senso in parole o, addirittura, gesti. Ecco il caso di LOL.
Uno del gruppo fa una battuta e un altro, evidentemente divertito dall'amico, invece di ridere esclama:"Loolllllllllll!!!".
Vi rendete conto? La reazione spontanea non è stata una risata, ma una forma che, nelle scritture brevi, la sostituisce! E' sorprendente che LOL sia diventata una parola, ma ancora di più che da parola qual era, essa sia andata a sostituire un'azione come la risata.
Il punto è: perché non ridere direttamente?
Nel caso delle chat, ad esempio, per far capire all'interlocutore che qualcosa ci fa ridere, siamo abituati a escogitare forme come questa o a ricorrere a sigle, come la oramai celebre LOL... Ma nel parlato, faccia a faccia, non mi era mai capitato...
Il fenomeno può stupire, in qualche caso scandalizzare, ma per Scritture Brevi è una nuova occasione, un'occorrenza che molto ci dice dell'attualità del fenomeno di cui questo nostro blog va osservando il dilagare.
Chissà se, alla prossima corsa, piuttosto che vedere qualcuno piangere, lo sentirò dire sotto voce:"sigh sigh".   

 

http://www.scritturebrevi.it

 

 

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