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Amor, ch'a nullo amato amar perdona!

"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
      prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

  Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
      mi prese del costui piacer sì 
forte,

che, come vedi, ancor non m'abbandona."

Vorrei ricordare Dante con queste 2 terzine in un giorno che ci azzecca; sono le terzine dal versetto 100 al 105 del V canto dell'Inferno della Divina commedia. Io sono un Estimatore di Dante e credo che l'Italia e gli italiani dovrebbe ringraziarlo per il capolavoro che ci ha lasciato. Con questo auguro un buon San Valentino a tutti i membri di Universitor ed auguro ad Universitor un felice compleanno che grazie al nostro aiuto potrà solo che migliorare. Ringrazio anche chi con tanto impegno ha aperto questo blog permettendoci di scrivere le nostre idee. Felice San Valentino.

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"Il faut cultiver notre jardin"

Pangloss talvolta diceva a Candido: «In questo migliore di mondi possibili, tutti i fatti son connessi tra loro. Tanto è vero che se voi non foste stato scacciato a gran calci nel sedere da un bel castello, per amore di madamigella Cunegonda, se non foste capitato sotto l'Inquisizione, se non aveste corso l'America a piedi, se non aveste infilzato il Barone, se non aveste perso tutte le pecore del bel paese di El Dorado, voi ora non sareste qui a mangiar cedri canditi e pistacchi.»

«Voi dite bene,» rispondeva Candido: «ma noi bisogna che lavoriamo il nostro orto.»

 

Viviamo in una società immersa nelle opinioni altrui, forzate per diventare nostre nell'arco di pochissimo tempo. Una volta si lottava per far valere il proprio diritto; adesso, complice la simultaneità dei mass media e la condivisione delle idee in contemporanea sui social network, si lotta per il diritto al silenzio. Per molti è più facile insultare chiunque non la pensi come gli altri, o scelga di non partecipare all'idea comune con gli stessi mezzi.

Il diritto di parola è stato sostituito dal dovere dell'insulto, della denigrazione e dello svilimento della figura sociale, qualunque dimensione essa stia occupando. Anche il più semplice degli appoggi a un'opinione dev'essere corredata dallo scherno o dall'applauso scrosciante, unici residui di dove sfocia la violenza repressa. Pezzo dopo pezzo, bisogna infrangere ogni certezza. Non c'è bene senza male, e male senza bene - i concetti, si sa, sono piuttosto relativi.

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La maschera della vergogna

Il brutto dei social network è che vedi tutto. Anche quello che non vorresti vedere. Fra le tante foto di carnevale che mi sono passate sotto gli occhi in questi giorni ce n'è una in particolare che mi ha colpita. Negativamente. Una coppia di ragazzi benestanti mascherata da barboni, con tanto di passeggini ripieni di immondizia e vestiti sporchi per dare un tocco più realistico al travestimento. Io sono rimasta disgustata. Ma si può arrivare a tanto? Si può cadere tanto in basso? Non ho parole. Solo parolacce. Perciò non le dico.

Che io sappia, il Carnevale è una festa in cui da piccoli ci si traveste per realizzare, anche solo per un giorno, i propri sogni (ed ecco quindi che le bambine diventano tutte Rapunzel e i bambini tutti Spiderman) e da grandi ci si traveste per divertirsi e divertire (ho visto persone mascherate da Ruzzle!) ma mai, e dico mai, mi è passato nell'anticamera del cervello che potesse essere un pretesto per provare la condizione di un disagiato sociale. Che dire, non sto qui a fare la buonista...dico solo che aveva ragione il caro vecchio Einstein quando diceva:"Solo due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima".

Jamila

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Enrica Antonini
Beh dai, vedila così, potrebbe anche essere una denuncia sociale al momento storico in cui ci troviamo. Ora non so come l'abbiano ... Leggi tutto
Lunedì, 18 Febbraio 2013 12:10
Quaranta Jamila
Sì capisco quello che dici, però semi-conoscendo le persone di cui parlo credo che la maschera da barbone sia stata scelta non com... Leggi tutto
Martedì, 19 Febbraio 2013 22:50
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Quando la farfalla vola sopra una cappella, breve riflessione #2 che si baciano

La storia delle censure nella nostra televisione è assodata e comprovata (un breve e divertente excursus lo trovate qui , a 1:03:35). Quella di due pesi e due misure anche. Sto parlando della coppia omosessuale in gara a Sanremo, la 63sima fiera di paese del perbenismo italiano.

Sto parlando di quella coppia che si esibisce in quella festa del crepuscolo, Stefano e Federico credo, ai quali hanno censurato il bacio, neanche fosse stato quello di Hayez che ammicca alla Francia. Ecco, la Francia ci ha lasciato tanto tempo fa in materia di determinati diritti.

Strano, se si pensa che precisamente un anno fa Belen mostrava la farfalla a tutti. Quell'episodio provocò solo tanto parlare e tanto arrapare tra la folla, che di certo non vide la propria sensibilità lesa. Ma quando la farfalla è una bacio omosessuale, ecco che dall'alto della cappella (per caso alludevate a qualcos'altro?) tuona il giudizio insindacabile: urta il sistema nervoso.

Già perché l'immagine di un omosessuale, quando non è quella di gente trucidata, offesa, derisa e discriminata,  è quella di persone effeminate e sopratutto asessuate. Se si pensa all'esternazione di Giovanardi a riguardo, quella è un ottima vox populi. Eppure strano che la Littizzetto non abbia avuto nulla da ridire al riguardo, visto che lo criticò aspramente. Come disse Weber, entrare in contatto con le potenze demoniache quando si parla di potere e politica...

- Ho voluto sorvolare sul fatto che tutto ciò potrebbe essere costruito per far parlare di se, il che potrebbe essere anche vero, ma credo che passi in secondo piano. -

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"Morto un papa se ne fa un altro"...

... ma non è morto, è solo dimissionario.

E poichè di dimissionari per lavoro ne vedo parecchi, mi chiedo: avrà trovato un altro mestiere? Magari uno che più gli si addice. Forse l'attività da papa (da front-man e da "front-God") lo affaticava emotivamente e ha preferito starsene per conto suo.

Ma, al di là di Mr Ratzinger, la mia era più una riflessione lavorativa: è giusto castrarsi con un lavoro sbagliato e che proprio non fa per noi?
C'è la crisi, lo sappiamo, il lavoro è quello che è ma... è giusto farsi snaturare?

Io ho qualche dubbio. Voi che dite?

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Enrica Antonini
Don't be choosy! Ti direbbe la cara Fornero. Io sono d'accordo con te, nel senso che ho i miei dubbi che sia una cosa GIUSTA. Pen... Leggi tutto
Lunedì, 18 Febbraio 2013 12:17
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Sfoghi elettorali #1 Il Movimento a 5 stelle: déjà vu?

Beppe Grillo è stato l'unico capace, in una campagna elettorale fatta di conventions condite da truppe cammellate, di riportare entusiasmo per la politica: vedere le piazze di molte città importanti frequentate da un grande numero di persone non è altro che la dimostrazione che, quando ci sono passione e genuinità, la politica è vissuta intensamente dagli stessi cittadini.

Ma entusiasmo e genuinità bastano per governare un paese?

Sappiamo bene quanto sia difficile saper far funzionare la macchina pubblica e quanto sia quasi proibitivo farlo senza delle precise competenze, ergo siamo sicuri di poterci affidare a dei ragazzi, bravi, onesti, puliti, ma sostanzialmente poco capaci?

Qualcuno dirà che per ovviare a queste lacune ci sono delle strutture costituite ad hoc presso ogni istituzione...sì, verissimo, ma sappiamo anche, in un processo dialettico ideale-reale, che il c.d. personale ausiliare amministrativo è spesso il peggior nemico di qualsiasi politico.

Mi sono sempre risposto che comunque un tentativo potesse essere fatto e che sbagliassi a voler porre certe precondizioni come necessarie: magari, semplicemente, le cose potrebbero andare in un altro modo.

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Enrica Antonini
Senza contare che a me la favola del "gente normale = gente per bene" non mi ha mai convinta.
Lunedì, 11 Febbraio 2013 21:33
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Habemus Pradam ovvero Breve riflessione #anno 0

 

Un pontificato che per i più fedeli verrà ricordato come il più duro contro la lotta al peccato di comodo, e per i più blasfemi come la più aulica esaltazione celeste dello show di Real Time "Ma come ti vesti?"

Il Papa molla, se ne va, vicino al tempo di quaresima, e quindi vicino Pasqua. Forse che anche il Vaticano, memore degli insegnamenti dello sfavillante Jesus Christ superstar, abbia intenzione di fare il boom di fedeli con un exploit? Resurrezione di Cristo, riesumazione del Pontefice. Oh, yeah.

I motivi comunicatici sono essenzialmente la sua mancanza di forze e l'età che avanza. Seriamente, ma voi come ve lo immaginate il vicario di Cristo? Come un Renzi rottamatore, vagamente yuppie retrò? Non ha invece tutte quelle caratteristiche che fanno dire ai giovani " vecchio rincoglionito" e agli adulti "padre saggio e buono, io ne avevo uno e quando era vivo e non lo ascoltavo mai, perché ero giovane e gli davo del vecchio rincoglionito"?

Fatto sta che un altro punto di forza, oltre alla fashion victim, è una vaga quanto

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Uno sguardo indietro e uno un po' più in là

Da dove iniziare? Da questa iconcina che mi spunta sulla sinistra, "si inizia!", cita.

Vorrei usare mille premesse d'accompagno a questo post, ma credo sarebbero inutili e forse riduttive. Mi piace l'idea di farmi leggere e di leggervi e, quindi, di farmi conoscere e di conoscervi.

Ho dato un'occhiata a quello che avete scritto e mi siete sembrati tutti belli, tutti presi dal blog e dalla vita. Mi ha colpito il post di Jamila che è quasi al termine del ciclo più importante della vita: la laurea, quella simbolica zatterina che ci traghetta verso la vita "non studentesca".

Ci si sente in bilico senza più un terreno palpabile sotto i piedi. "Cosa diavolo sono? ancora uno studente o qualcos'altro?". Non può che sopraggiungere una leggera - e fisiologica - paura. Quale sarà il nuovo terreno sul quale poggerò? Cosa mi parrà quotidiano e cosa no? Quali odori mi saranno nuovamente familiari e quali visi e quali voci?

Un bel fritto misto di nostalgia e paura del domani. Nulla di più reale, nulla di più eccitante.

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Quaranta Jamila
Grazie Federica, "Un sguardo indietro e uno un po' più in là" sarà la mia nuova filosofia di vita! ... Leggi tutto
Mercoledì, 13 Febbraio 2013 22:39
federica lucantoni
che bello! Cmq davvero, goditi questo momento!!
Giovedì, 14 Febbraio 2013 22:49
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Ah, che ricordi...

Non sono mai stata brava ad intitolare ciò che scrivo. Ma quantomeno ho le idee chiare per quanto riguarda la scelta del carattere e del colore: sono decisamente un tipo da Tahoma, 12, blu. Non nero, per carità. Non mi piace nemmeno scrivere con le penne nere (d'accordo, per le Bic potrei fare un'eccezione - ma questo non vi interessa).

Da dove si comincia? Dalla fine in questo caso. E' passato più di un anno dalla mia laurea magistrale, il momento in cui si è conclusa la mia avventura universitaria a Tor Vergata. "Nessun rimpianto, nessun rimorso" (citando gli 883) ma tanta consapevolezza di aver fatto la scelta giusta, che rifarei senza esitazioni (nonostante ogni tanto decida di avere nuove passioni).
Non raramente ripenso alla 'mia' Facoltà di Lettere e Filosofia che, con la bella stagione, riusciva (riesce?) ad avere un'aura artistica non indifferente (e va bene, lo ammetto: sto pensando ai momenti di relax sdraiata sul prato. Ebbene sì, l'ho fatto anch'io). E dunque, tra i tanti ricordi di
millemila lezioni seguite, innumerevoli pagine di appunti presi nelle posizioni meno comode e più anti ergonomiche del mondo, ricopiati in bella (perché sono un tipo maniacale) e studiati (punto cruciale), ore e ore di attese senza fine davanti lo sportello della segreteria o lo studio di un professore, chiacchiere sulle scomode e gelide panchine di metallo del bar e, last but not least, le crisi di ansia/panico prima degli esami/esoneri in cui credi di perdere anni di vita (indovinate un po'? E' l'unica cosa che non mi manca!) spuntano i visi familiari dei miei ex colleghi (ragazze principalmente, vista la facoltà di provenienza) e dei professori che mi hanno fatto strada, che mi hanno tutti lasciato qualcosa, un arricchimento, una scia positiva (sono un tipo nostalgico, si sarà capito?).

E poi sì, lo ammetto. Appena trovo una scusa più o meno plausibile (ritirare la pergamena di laurea, ad esempio?!) faccio volentieri un salto, destreggiandomi nel parcheggio (che è sempre un incubo, secondo gli orari di punta o meno) e accomodandomi sulle panchine perché ora non c'è più l'ansia di pensare "Sto perdendo tempo, dovrei essere in fila in segreteria/in biblioteca a studiare/fuori lo studio del professore". E così l'università possiamo anche godercela. Avrò un'idea idillica della mia cara vecchia facoltà? Ma sì dai... ce lo possiamo permettere.

A presto allora, devo raccontarvi della mia avventura (creiamo un po' di suspense) ... mi leggerete?


[Dai che domani si inaugura...! ]

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"Il coraggio del pettirosso" di Maurizio Maggiani - RECENSIONI #1

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«Quello del pettirosso è un coraggio umile e testardo come il coraggio di chi dall’incendio
della Storia si leva leggero col suo sogno di libertà intatto»

 

Io non so se mi sento all'altezza di scrivere una recensione di questo libro, ma ci voglio provare perché me ne sono talmente innamorata, che vorrei riuscire a trasmettere anche solo la metà di ciò che ha trasmesso a me.

Quella narrata da Maurizio Maggiani è una storia che appassionerà chi si lascia rapire dalle infinite sfaccettature della realtà e dalle innumerevoli prospettive attraverso cui si può guardare un oggetto.

E' una storia, di storie. Narrata per altro con uno stile quasi lirico, nella sua delicatezza che sembra sfiorare l'essenza delle cose restituendone la leggerezza.
 
E' una storia di viaggi, e di sogni, e di cammini verso mete irraggiungibili poiché si ha paura di raggiungerle e, magari, di non trovarle.

E' una storia dentro la storia, che Saverio, nelle vesti di un'improvvisata Sherazade, semplicemente sogna. E la sogna per guarire da una sorta di depressione nella quale la morte del padre (vecchio militante anarchico e partigiano) e tutte le successive vicende ad essa collegate, l'avevano gettato.

Scrive dal letto di un'ospedale, scrive su consiglio di un bizzarro dottore che intende sperimentare su di lui una nuova terapia per guarire la depressione.
E Saverio stesso è narratore e protagonista della storia che fa da cornice a tutte le altre storie orchestrate sapientemente in modo tale che si abbia sempre presente il filo conduttore che le lega tutte e tutte le disgiunge.
 
Figlio di immigrati italiani ad Alessandria, dopo la morte del padre, Saverio decide di partire per un lungo viaggio in Italia, allo scopo di ritrovare le proprie origini, alla ricerca di un piccolo paesino ligure dell'entroterra.

E come nella migliore delle tradizioni letterarie, non è la meta a fare il viaggio, ma il viaggio stesso. Saverio non arriverà mai a Carlomagno, ma in Italia verrà coinvolto in una serie di eventi (che ruotano intorno a un libro di poesie e a una pagina di diario strappata) che lo porteranno a immaginare e a dar vita ad altri mondi, altre dimensioni e altre storie.

Quello in cui Saverio ci introduce, nella polifonia delle diverse voci che animano questo piccolo gioiellino, è un labirinto di echi di mondi lontani, di luoghi distanti, di personaggi smarriti e dimenticati, eppure legati tutti dal cocciuto amore per la libertà ostinata, erratica, nomade come Amin il beduino, spensierata come Sua la ribelle, eretica come Pascal il balivo, nostalgica, come Ruben il tipografo...e combattiva, come tutti i pettirossi.
 
Credo di essermi un po' persa, ma vi assicuro che vale la pena leggerlo. E' una lunga, dolcissima ballata che profuma di ricordi e nostalgia.
Assolutamente consigliato.

 

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Quaranta Jamila
Non ho ancora capito come si mettono le stelle per valutare il post e non so perchè me ne ha presa solo una Ad ogni modo, lo scr... Leggi tutto
Venerdì, 08 Febbraio 2013 19:41
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