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L'amore cambogiano

Lo so.
Parlo di tutto e di più ma alla fine, direte voi, un post sull'amore (indirettamente) ce lo metto sempre.
Ebbene sì. Stavolta vorrei parlare e spiegarvi le relazioni d'amore cambogiane.
In generale le ragazze cambogiane si sposano presto, già ai 20 anni. Esistono ancora i matrimoni combinati ma stanno scomparendo (per fortuna). Quando un ragazzo "sceglie" una ragazza deve pagare la famiglia. Quanto deve pagare? Questo dipende da due fattori: la ricchezza della famiglia e la bellezza della ragazza; dove il primo fattore è il più importante. Così che se io volessi sposarmi una bellissima e ricca ragazza cambogiana posso arrivare a pagare fino a 3000 dollari (magari la mia fonte non è molto attendibile ma sicuramente si parla di migliaia di dollari). Quindi l'affare (forse) si fa trovando la ragazze bellissima povera o per i più temerari (e amanti della simpatia) bruttina e povera. Scherzi a parte, proprio per questo alto costo, al matrimonio gli invitati lasciano una busta con i soldi agli sposi (come si fa ancora al sud Italia) e le cifre sono consistenti proprio per poter recuperare questa cifra e garantire il costo magari della prima casa. Il problema è che se un cambogiano ripudia la propria moglie, nessun'altro (tranne rare eccezioni) la potrà risposare, per tradizione. Forse proprio per questo le cambogiane si dice siano le mogli "perfette": ti accudiscono, ti coccolano, ti puliscono, ti fanno la spesa, diciamo sono il nostro zerbino. A me non piacciono le donne così ma quando ho avuto la febbre per 3 giorni mi sono proprio pentito di non essermi fatto una fidanzata cambogiana che mi facesse pure da infermiera. Quindi con questo comportamento cercano di tenersi stretto il marito, oltre a una buona dose di gelosia e possessività (provata in più di una occasione in prima persona). Nonostante questo, le donne (quasi tutte) non hanno un ruolo passivo nella società cambogiana: molte di loro lavorano nonostante i figli, il marito e la casa da accudire. Così che molte delle ripudiate si arrangiano lavorando nei numerosi bar turistici, arrivando (come già immaginate) a prostituirsi. Qui si arriva a una piccola ma importante differenza: c'è la donna che si prostituisce solo per i soldi e avere una buona entrata per i propri figli e avere una indipendenza mentre dall'altra parte c'è la donna che cerca nella prostituzione il suo "fidanzato" straniero nella speranza che oltre a pagare le prime prestazioni sessuali poi se la sposi e la "salvi". Ogni volta che parlo con una ragazza cambogiana e le dico (per scherzo) che vivrò qua per anni, lei cambia atteggiamento, diventa più interessata. E si capisce subito il suo pensiero: non me lo devo far scappare.
Così che sorvolando sulla questione "prostituzione", ogni volta che incontro stranieri con la loro fidanzata  o sposa cambogiana passeggiare per strada, convivere insieme, aprire un bar insieme (storia vera di un francese) mi faccio due domande. La prima è relativa all'uomo: perchè la maggior parte di questi stranieri sono anziani (dai 40-50 anni in su) e abbastanza ricchi? La risposta è  facile e semplice: c'è chi lasciato dalla moglie o stufo di lei, viene qui nel sud est asiatico di una moglie più giovane, che rompa di meno che lo faccia sentire ancora giovane godendosi la vita essendo il costo della vita minore che nei paesi occidentali e finiscono che si innamorino (forse) alla fine. O addirittura sono quarantenni se non trentenni (ma sono la minoranza) abbastanza brutti che stufi di stare (ahimè) sempre con ragazze bruttine decidono di darsi finalmente una seconda chance e trovare una cambogiana carina che lo accetti e lo coccoli per la sua...... simpatia e ricchezza! Spiegata la parte maschile, la domanda va sulla donna: quante di queste fidanzatine o future spose sono realmente innamorate del loro uomo straniero? Ogni volta che vedo queste coppie, vedo nella lei di turno tanto affetto nei confronti del suo lui e ogni volta non posso non domandarmi se quell'affetto, quella dolcezza mostrata sia finta, sia ipocrita o sia vera. Il dubbio che sia finto o comunque che sia più legato alla salvezza e alla riconoscenza che deve avere la lei nei confronti del suo lui, è forte. La sensazione di un amore "materialista" non si può negare, magari leggendo quello che vi ho scritto piuttosto che guardandolo.
Non so dare una risposta a questa domanda. Ogni volta ci provo, penso che sia tutto falso (sia da parte dell'uomo che della donna); poi mi fermo e mi chiedo chi sia io per giudicare se questo amore sia sincero o no. Forse sono condizionato dall'amore "materialista" che a volte noi italiani ed occidentali siamo abituati a vedere. Forse, chissà, in Cambogia e per le cambogiane l'amore è diverso ed assume altra forma ed aspetto.
Ma senza dare un parere convinto su questo dubbio, concludo raccontadovi una storia che forse chiarirà i miei e i vostri dubbi e pensieri in merito.

Di ritorno da una gita in barca in un'isola, noto un uomo di 70 anni arrabbiato con l'organizzatore della gita per non aver aiutato lui e sua moglie (una cambogiana sulla sessantina) a salire sulla barca mentre pioveva e lui doveva provvedere a lei e ad alcune borse. Calmatosi, per caso lo incontro nel viaggio di ritorno e mi accorgo che è quasi muto (per quello non riusciva ad avere l'attenzione dell'organizzatore). Parlandoci (lui si esprimeva con qualche suono e molti gesti) mi racconta di lui: era svizzero e dai 60 anni era in viaggio da solo per l'Asia godendosi la sua pensione insieme alla moglie. Aveva avuto un grave incidente in moto in Thailandia che gli ha ha causato questa perdita della parola e piccoli problemi di mobilità e tic. Mi raccontò che l'incidente risaliva a un anno fa, che prima era in piena forma e super attivo (mi ha mostrato alcune foto sul cellulare) e che si era sposato 5 anni fa con la moglie conosciuta in Cambogia e hanno viaggiato insieme negli ultimi anni. Può sembrare la solita coppia che vi ho raccontato prima ma questa riservava una sorpresa, una piacevole eccezione. La moglie era malata di Alzheimer (da prima che la conoscesse) e si dimenticava spesso di molte cose, così era più lui che accudiva lui che il contrario. Nonostante questo suo problema e la sua non bellezza, mi raccontò che lui quando ci intruppò per caso per strada si innamorò subito dei suoi occhi (ripeto non era per niente bella) e non gli importò nulla dei suoi problemi e che se ne sarebbe preso cura lui. Ed è quello che fece e che ancora vedevo nei suoi piccoli gesti, quando mi abbandonava 5 minuti per vedere se sua moglie avesse sete. Era innamorato. Per davvero. E non della giovinezza o dalla bellezza della sua donna. E lei lo era uguale, nonostante la sua malattia. Lo si vedeva perchè gli accarezzava sempre la schiena nel punto dove ebbe l'incidente, l'unica cosa che si ricordava sempre visto che durante la riabilitazione del marito in ospedale non parlò per settimane per la paura. Era innamorata. Innamorata di quel vecchietto che parlava a mala pena e camminava male.
Erano entrambi innamorati veramente,
E io ho sorriso guardandoli andare via. E ho avuto conferma che l'amore, quello puro e  vero, esiste (ancora) in questo mondo.
Esisterà (forse) anche questo amore "materiale" qui in Cambogia ma è emozionante scoprire che esistono delle bellissime eccezioni.

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Insegna ad un uomo a pescare…

Durante questa settimana la corte d'Appello di Milano alla ha confermato la condanna per frode fiscale in appello a 4 anni all' on. Silvio Berlusconi. Nella trasmissione Quinta Colonna condotta da Paolo del Debbio su rete 4 assistiamo ad un involuzione della prospettiva di realizzazione personale che, fin dall'articolo 1 della nostra costituzione, dovrebbe costituire un caposaldo della cultura occidentale. 

In entrambi i casi abbiamo delle persone in difficoltà, con la quale il cavaliere risponde con aiuti economici. Non starò qui a sottolineare il fatto che non abbia parlato o meno della sua sentenza, o della retorica propagandistica che vuole influenzare addolcendo la figura del politico adesso fortemente pregiudicata.

Ma la scena del postulante che chiede favori al potente di turno mi induce a riflettere sulla tempestività in tempi di crisi, ovvero ciò che si può fare perché si possa arginare un determinato problema mentre manovre di più lunga durata abbiano il tempo di risolverlo definitivamente. 

In questo caso l'efficacia dell'aiuto concreto è solo apparente e sopratutto non investe coloro che non hanno avuto la fortuna di andare in televisione a chiedere aiuto al signorotto di turno. Di fatto non risolve la situazione, ma la ritarda dando false speranze e illudendo sul fatto che fra qualche mese la crisi sia risolta. Oltretutto la politica non è filantropia, ma strumento che si occupa non della persona x, ma di n persone che hanno quel medesimo problema. E' anche far in modo che l'individuo riesca a sostenersi grazie al suo lavoro, non grazie alla manna dal cielo.

Forse, chi non ha il pensiero obnubilato dalla fame, la risposta che lo Stato deve dare non la cerca in una rete televisiva, ma nella realtà che lo circonda.

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Il tempo dell'integrazione

Ormai è più di un mese che vivo qui in Cambogia e solo ora posso dire (ed ammettere) di essere felice qui. Fino a poche settimane fa, preso tra i miei impegni cambogiani avvertivo sempre più forte un senso di disagio, di quasi infelicità. Non riuscivo a capire a cosa fosse dovuto ma mi ritrovavo troppo spesso a pensare al passato, ai miei cari amici, ai miei cari compagni dell'associazione ESN, a Roma, addirittura a ripensare al mio primo mese di Erasmus a Madrid a quelle bellissime emozioni e mi ritrovavo involontariamente in una sorta di confronto fra le tue esperienze e capivo che qui qualcosa non andava. Non sapevo cosa. Cominciavano a venirmi i sensi di colpa sul fatto che avrei potuto fare uno stesso tipo di stage nel settore industriale e logistico anche in Italia, in giacca e cravatta, in un ufficio fresco e pulitissimo, con belle donne, parlando in italiano invece di farlo qui in Cambogia, senza giacca e cravatta, dove l'ambiente di lavoro è caloroso per via delle alte temperature e non per la sensualità delle colleghe di lavoro, in mezzo alla polvere e al carbone, in un paese dove tu ti senti il diverso, lo straniero, il Barang, dove gli operai cambogiani ridono di te perchè nonostante non lavori duramente come loro, sudi più di loro visto la non abitudine alle alte temperature cambogiane.

Tutto questo disagio da cosa veniva?

Da un paese che in fondo non mi piace? No tutt'altro, adoro questo paese.

Da un lavoro poco interessante e stimolante? Anzi, la realtà piccola e innovativa fa in modo che possa sperimentare nuove idee, analizzare pianificare la produzione quasi come se fossi un Production Manager.
Il problema principale veniva, per una persona socievole, attiva e amante della compagnia, dall'integrazione. Semplicemente da questo. Integrazione intesa come sentirsi parte della comunità, delle sue abitudini, delle sue usanze, della sua mentalità, del suo network di amicizie cosa non facile in culture cosi diverse con l'ostacolo a volte della lingua (non tutti parlano benissimo inglese qui), integrazione non aiutata dalla poca presenza di stranieri. Quindi tutto ciò mi ha fatto capire che quel senso di disagio era dovuto a un evento nuovo per me: scoprire cosa significa realmente l'integrazione soprattutto in un paese diverso, con una cultura completamente diversa dalla nostra e differenziarla dalle esperienze precedenti dove integrarsi in una città come Madrid, con una cultura e un tipo di vita molto simile al nostro, così come più o meno in tutta Europa è qualcosa di più semplice e rapido. Questa contestualizzazione del mio disagio mi ha fatto capire che in fondo non sono io a non essermi integrato con le persone e col luogo (anzi c'ho messo il massimo impegno) ma è la particolarità e la diversità di questo posto che ne ha accentuato i tempi più lunghi (che è la normalità). Io già mi sento un po' cambogiano come loro: ho i miei amici cambogiani con cui il sabato gioco per strada con un pallone di plastica a piedi nudi (loro), mi sveglio alle 6.30 come loro, mangio sempre riso, bevo la loro birra Angkor, sorrido sempre, ho il mio amico col Tuk Tuk che mi consiglia sempre ristoranti cambogiani buoni ed economici, non rispetto le precedenze e non metto le frecce quando guido, mangio l'ananas con il sale.
Tutta questa riflessione mi ha tranquillizzato sul fatto che tutto sia nella normalità e che questo disagio sia solo frutto dei tempi diversi per sentirsi completamente integrati, per questo ora mi sento felice (realmente) e a mio agio qui soprattutto alla luce che tutti i miei comportamenti vanno in questa direzione e su questo sono fiero di me e di sentirmi un po' cambogiano. Dall'altra parte, questa riflessione e "scontro" con la realtà mi ha lasciato sicuramente un importante insegnamento che porterò con me nel mio bagaglio culturale quando si tratterà in futuro di aiutare altri (che stanno nella mia situazione di ora) ad integrarsi per esempio in Italia, dove il problema dell'integrazione è molto sentito in tutti i suoi aspetti.
Perché la vita è fatta di esperienze e capire cosa significhi realmente l'integrazione e sapersi integrare con i suoi tempi e tutte le sue difficoltà è una grande esperienza di vita.
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Pagliuzze nell'arcobaleno

Tanto perché sono originale e parlo sempre di tante cose. Finalmente abbiamo un nuovo governo, la cui età media si è abbassata di due giorni rispetto ai governi precedenti. In questi giorni ha suscitato, il buon senso esiste ancora, parecchie perplessità la candidatura dell'onorevole Biancofiore alle pari opportunità. Nulla di strano anche se per una volta se ci fosse un uomo a promuovere queste benedette pari opportunità non è che farebbe un soldo di danno, anzi.

Il problema sono le sue fantastiche dichiarazioni in materia LGBT. Ve l'ho detto che sono molto originale.

 "Purtroppo qualcuno nasce con una natura diversa, tra l'altro una natura che non ti fa avere una vita facile"

Sembra riprendere Freud laddove, rispondendo ad una madre americana che chiedeva se l'omosessualità fosse curabile, diceva di no, sebbene non fosse un comportamento vantaggioso socialmente (chissà perché!).
Stessa caratura culturale. Peccato che la vita gliela rendono difficile una serie di persone che per essere uomini devono essere almeno in cinque per picchiarne uno. Strano visto che in genere questi futuri nobel per la pace ritengono certi individui non uomini, ma donne mancate. E qui veniamo ad un altro punto. E' mia convinzione credere che chi discrimina gli omosessuali (le lesbiche non esistono di per se stesse, sono un mezzo per favorire il desiderio del vir minchionis) , non abbia una grande idea del genere femminile. Le caratteristiche di un omosessuale non possono essere riconducibili a loro, questo manderebbe in tilt la loro virilità, e dunque sono le medesime di una donna (Cambio di genere del nome, e poi in generale l'appellativo di prostituta, per fare due esempi) e associandoli ad una posizione di sottomissione alla loro virilità. Questo modo di vedere le cose, se avallate, legittima una supremazia basata solo da ciò che si ha in mezzo alle gambe, che non è garante di civiltà quanto potrebbe esserlo una istruzione superiore, o, più in generale, di una cultura tollerante che favorisce l'integrazione.

Fidatevi di me, l'uomo ha due grandi organi, cervello e pene, fantastici. Ma il nostro problema è il sangue: non ce n'è abbastanza per tenerli accesi tutti e due contemporaneamente.

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Ritorno alle origini... CVD

Dopo i primi due post sulle #scritturebrevi in francese (vista la mia permanenza oltralpe - cliccate qui e qui), torno alle origini. Dopotutto l'Italia ci piace, no?

Non so per quale motivo mi è venuto in mente l'acronimo "CVD" in italiano... non è per via di una passione per la matematica, ma ho avuto il flash nella mia testa. Viste la mia scarsa cultura scientifico-matematica, chiedo aiuto a Wikipedia per quanto riguarda la spiegazione di base dell''acronimo "CVD": (cito) "è una polirematica che viene posta abitualmente al termine di una dimostrazione matematica, per segnalare che la validità di un teorema è stata definitivamente dimostrata".

Ma a noi non interessa la parte scientifico-matematica (anche perché non saprei come argomentare), quindi andiamo alla sezione che prevede come sia diventata "un modo di dire della lingua italiana": "La diffusione di Come volevasi dimostrare nella pratica scolastica ha determinato il suo successo nell'italiano parlato, e nel lessico giornalistico, dove l'espressione viene usata in senso parodico, per sottolineare ironicamente, a posteriori, la prevedibilità di un determinato fatto o la veridicità di un'affermazione cui altri non volevano credere."

Mi viene in mente una domanda: se facessimo un sondaggio, quante parlanti italiani utilizzerebbero realmente questo acronimo? Forse il mio 'entusiasmo' all'inizio del post è un po' scemato... ma si tratta in ogni caso di un contributo al progetto #scritturebrevi...

N.B. vista sempre la mia permanenza oltralpe... Wikipedia fornisce anche una tabella con le (eventuali) equivalenti traduzioni di CVD nelle altre lingue e ce n'è una per il francese... CQFD = ce qu'il fallait démontrer... ora, stiamo a vedere quanti francesi usano quest'acronimo nella lingua corrente...

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La corsa al Quirinale - Sfera Pubblica

Condivido un'articolo molto bello di una mia amica, 

"Governare a chi non è chiaro viene da greco kubernao, che letteralmente significa “reggere il timone”, una metafora meravigliosa oltraggiata da un fare politica scorretto."

http://www.sferapubblica.it/sfere-le-opinioni/la-corsa-al-quirinale/#.UXEF96IwqYV

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Message in a Bottle: vetro infrangibile

Quasi trenta anni per raggiungere la Croazia, partendo dal Canada. Traffico? No, la volontà del mare. Un messaggio in una bottiglia: che cosa affascinante. Affidare un proprio pensiero al mare perché lo trasporti lontano, tra tempeste, onde anomale, navi. E arrivare a destinazione, dal proprio amato/a, che tutti i giorni si reca sulla spiaggia in attesa del vostro scritto, e comunicargli il vostro pensiero:" Stasera pizza?"

No, decisamente poco affidabile come mezzo di comunicazione. Voi che scrivereste se doveste mandare un messaggio in bottiglia? Perché  il problema è che non si ha tanto spazio, non si può certo inviare l'Odissea.

Tendiamo sempre ad idealizzare le cose, ad esempio la foto nell'articolo mostra una bottiglia perfettamente pulita, con un messaggio scritto su pergamena e legato da una fascetta chic. La realtà è che la ragazza l'ha ritrovato tra la sporcizia portata dal mare sulla spiaggia. Pensate a cosa c'era rimasto di pulito.

Il messaggio potrebbe anche essere incomprensibile, e sopratutto per nulla tempestivo. Un esempio: Posso scrivere "Ti ho taggato nella foto x, vai a vedere!" se poi a leggerlo è una persona che fra venti anni  non saprà neanche che cosa sia Facebook? Il mito stesso del naufrago che chiede aiuto è una palla: cosa chiedi aiuto se non puoi avere una risposta subito? Tra l'altro ora siamo perennemente geolocalizzati, quindi l'esperienza del naufragio sarà riconducibile a quella di una gita fuori porta.

Eppure c'è anche un altro caso. Pensate anche ad una scrittura sgrammaticata, tipo la mia. Una persona scrive:" o mangiato una mela, mi a fatto male, aiuto sto muorendo. Se potresti, mi passi l' aqua? Quella del mare non e buona. E una kosa troppo meglio questo messaggio nella bottiglia. " Etc. E magari passeranno anni, lustri, decadi, centurie. Il processo della scrittura, nel frattempo, trasformerà questi errori che diventeranno tollerabili, e anzi, auspicabili; e così il destinatario capirà perfettamente il messaggio. Ma manca sempre la tempestività. Infatti quella persona sarà morta e sepolta. Strangolata da un insegnate di italiano.

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Pamela De Ioris
Sin da bambina mi ha sempre affascinato l'idea di trovare in riva al mare una bottiglia contenente un messaggio. E voglio confessa... Leggi tutto
Venerdì, 19 Aprile 2013 10:50
Alessio Martorelli
Secondo me c'è una piovra negli abbissi che le raccoglie e ci fa best seller in fondo al mar. Avrai contribuito a farle vincere il... Leggi tutto
Venerdì, 19 Aprile 2013 10:57
Alessio Martorelli
*abissi
Venerdì, 19 Aprile 2013 10:58
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Intervista a Simona, specialista di colloqui di lavoro in azienda!

(da www.ilvinoeleviole.it, intervista di Petra)

 

Buongiorno Simona, grazie per aver accettato di partecipare a questa intervista. Sarà utile ai lettori de il Vino e le Viole per capire meglio il lavoro del selezionatore del personale. Prima di iniziare, una domanda sul tuo stato d’animo: come ti senti all’idea di essere intervistata?

Direi innanzitutto “onorata” di essere stata scelta e poi curiosa di vedere cosa uscirà fuori.

Bene! Iniziamo!

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SMART WOMEN ITALY A ROMA: INNOVAZIONE, GENERE, TECNOLOGIE.

(Da un post di Helios su www.ilvinoeleviole.it)

Sono andata con Petra allo Smart Women Italy di Roma, evento organizzato dalle Girls Geek Dinners Bologna (in partnership con il gruppo di Roma) per promuovere la diffusione della cultura digitale in Italia attraverso le donne.

Perché attraverso le donne? Perché le donne sono abituate a fare network, e poi perché attraverso loro passa l’educazione delle nuove generazioni. Le tecnologie digitali, inoltre, rappresentano un’enorme opportunità, poiché attraverso il web, è possibile inventare nuovi lavori e nuovi modi di lavorare: la rete orizzontale di internet consente di scavalcare le gerarchie dei poteri consolidati. Non esiste più “io conosco quello che conosce quell’altro”; esistono invece dei luoghi virtuali in cui creare contatti indipendentemente dal proprio nome e dai propri “agganci”. Da questo punto di vista, le normali gerarchie di potere vengono ribaltate, e si aprono spazi del tutto inediti e inesplorati per nuove forze imprenditoriali. Non sarà certo un caso se le startup più innovative nascono sul web e sono fondate prevalentemente da giovani e donne (“categorie” normalmente escluse dai grandi consessi economici e politici).

Il web, però, crea anche possibilità di tipo nuovo per l’organizzazione dei ritmi di lavoro. Svincolando il concetto del lavoro produttivo da quello di una sede fissa fisica in cui svolgerlo, il web fa lavorare anche chi nei luoghi di lavoro si è sempre sentito solo un’ospite, oppure chi ha la necessità di conciliare cure familiari e lavoro e si ritrova impossibilitato a far carriera perché, magari, non può garantire dodici ore di presenza in ufficio.

La possibilità di rendere flessibili ed elastici i propri ritmi di lavoro, però, si scontra con un enorme rischio: l’isolamento. Proprio per evitare che il lavoro indipendente o da casa si trasformi in una nuova e rischiosa “casalinghità tecnologica” (il fantasioso termine è mio), queste donne propongono di fare rete, di entrare in contatto, in relazione, intrecciare esperienze e rapporti di lavoro per creare un network forte e strutturato. Da questo punto di vista, io credo che la rete debba essere “responsabile”, avere cioè una funzione programmatica forte: aiutare le energie a circolare – sì –  ma anche e soprattutto agire da collante tra i soggetti di questa rivoluzione, in modo che nessuna resti isolata e che le energie di tutte possano convogliare in una forte spinta al cambiamento.

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Bivio PD: rinnovamento all'acqua di rosa

Sono diversi mesi ormai che il pd cerca di cavalcare l'onda del “rinnovamento” del partito, strizzando l'occhio al movimento 5 stelle e menandocelo in tutti i modi possibili, con risultati più o meno apprezzabili: dalle bellissime primarie alle “buffonarie” (Grillo dixit), dall'elezione di Pietro Grasso, alla ben più apprezzabile elezione alla camera della Boldrini; per gli 8 punti del programma meglio stendere un velo pietoso e passare oltre.

Un percorso di rinnovamento fatto di alti e bassi per il pd, cambiare nelle apparenze e non nella sostanza. Ora, dopo il palo in faccia preso da Bersani dal movimento 5 stelle fino ad oggi le alternative erano due: o il “mega inciucio” con il nemico di sempre B. oppure le elezioni anticipate. Naturalmente questo “non voler mollare la poltrona che si è appena occupata” ha portato essenzialmente alla “reniunion” con Berlusconi.

Sempre appostato dietro un angolo come il gufo del malaugurio, pronto ad intervenire, terrorizzato da una possibile alleanza pd-5stelle che lo manderebbe in pensione prima del tempo: ovvero prima di aver compiuto il centoundicesimo compleanno. Un' idea ben più spaventevole se a questa si aggiunge il terrore dei processimo imminenti, ai quali ovviamente vorrebbe presiedere di persona, addirittura, ma ai quali purtroppo, per i suoi molteplici impegni politici e…calcistici, ne è leggittimamente impedito.

(Vorrei che qualcuno mi spiegasse perchè continuano a chiamarlo “presidente”, presidente di che, del Milan?).

 
 

Ieri sera però, Grillo sembra aver teso una mano inaspettata a Bersani: ”Voti Gabanelli [...] potrebbe essere il primo passo per trovare una convergenza“. E qualora la giornalista di Report, che comunque non ha ancora dato la sua disponibilità, non dovesse andar bene, Grillo apre la possibilità Rodotà: “Deve essere votato, è un nome spendibile per la sinistra”.

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