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Il re lo vuole in rosa

La cara regnante d'oltre Manica ha appena sottoscritto un documento contro ogni forma di violenza e per la parità dei diritti. Sebbene non vi sia alcun riferimento esplicito agli omosessuali, sembra realmente che questo gesto sia destinato ad avere un' eco rilevante nei paesi del Commonwealth. Eppure io una pulce nell'orecchio vorrei mettervela lo stesso.

E nel farlo prenderò come riferimento un altro re, che ha ormai abdicato, in uno dei suoi ultimi spettacolari interventi a favore dell'umanità. Lo scorso 13 Dicembre la presidentessa dell'Uganda incontra il papa in Vaticano. E' la stessa che vorrebbe mettere una legge che punisca l'omosessualità anche con la morte. E indovinate da chi ricevette la benedizione? Esatto! Eppure  il quinto comandamento non diceva..." Ma il re lo vuole!" Bene così. Poi ci si domanda del perché si voglia abbandonare il posto di lavoro, forse non si è tanto credibili con interventi di questo tipo.

E alla fine arriva Bersani. Il grande maestro, che supera Veltroni in grazia e perdita dell'elettorato. L'uomo che riuscì a perdere, l'unica cosa difficile da fare in queste elezioni. Bene, visto che siamo un popolo senza memoria, vorrei farvi notare che si sta mettendo in scena lo stesso teatrino schizofrenico: sì, no, sì, no, sì, no, e "il governo è caduto abbiamo un elettorato che chiede riforme ben più importanti".

Infatti già stava ritrattando su uno dei suoi punti. In questo caso il re, che lo voglia o meno, conta come il due di picche. Sarà che parte di quell'elettorato è trattato un po'come venivano trattate le donne nell'America di fine ottocento: tutte tasse niente diritti.

Fossimo la Francia nella quale il dibattito non è tanto incentrato sulle unioni civili, quanto piuttosto sulla possibilità di adottare. (Una bella analisi, pro-memoria). Noi fortunatamente siamo realisti. Loro: "libertè, egalitè, fraternitè". Noi:"Ma-de-ché".

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Io torno libero e voi non capite

Io torno libero e voi non capite

Dopo tanta satira, perpetrata anche da me, voglio condividere con voi un bel pezzo di Erri de Luca sulle dimissioni del Papa.
Buona lettura!

 

Le mie dimissioni sono appunto mie, un atto di libertà pura e personale. Di solito vengono intese come una rinuncia e, al peggio, come una fuga. Al contrario, sono per me un acquisto.

Torno libero di fare quello che mi sta a cuore. La smetto di obbedire a un cerimoniale infinito che m'impugna come un ventaglio e mi agita senza tregua.

Sono stanco? E' la versione ufficiale. Sono invece stufo di occuparmi di affari di Stato. Questo che presiedo è il più piccolo degli Stati, ma pure il più antico. Ha pochi centimetri ma un fracasso di secoli sulle spalle. Sono stufo di occuparmi di questo apparato che mi schiaccia, mi assilla, mi tagliuzza il tempo in un tritato di scartoffie e appuntamenti.

Mi è salito alla gola il grido di Mosè nel deserto: "Ho io partorito tutto questo popolo, forse sono stato io a farlo nascere?" (Numeri 11,12). A Mosè gliel'ha caricato sulle spalle e lui non poteva fare altro che andare sotto il peso di quell'umanità affidata a lui. Stavano nel deserto, non poteva dire: "Mi fermo qui, scendo alla prossima, proseguite voi".

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