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Lo spazio bianco (Ognissanti, Halloween e della scriptio continua)

All-Saints

Ieri Halloween, oggi Ognissanti.
Due termini famosi che costituiscono gli esiti di procedimenti di contrazione di nessi di più parole.

Halloween: da All-Hallows-Even (e varianti) “la vigilia di tutti i Santi”, attestato dal sedicesimo secolo.

Ognissanti: da omnes sancti (Zingarelli 2013) e sue versioni in lingua volgare, come da “ogni santi, interpostavi la s per farne una dizione sola” (cit. da etimo.it), dal tredicesimo secolo. (cfr. anche francese Toussaint)

La fusione, originata a livello fonetico, fa riconoscere una trafila orale, recuperata nello scritto e standardizzata fino ad essere accolta nel dizionario. Evidentemente le ricorrenze in sintagma fisso hanno determinato l’affermazione della nuova scrittura.

La scriptio continua che caratterizzava la pratica della scrittura alfabetica dall’antichità fino al medieovo a un certo punto ha ceduto il passo alla prassi di porre gli spazi tra le parole.

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E Madrid fu..

E Madrid fu..
Sorpreso
Arrabbiato
Risatona

Bene, anzi no.

Avrei dovuto iniziare da tempo ma meglio tardi che mai..

 

Mi presento: Pamela, eterna studentessa di Ing. Informatica a Tor Vergata, socia e appassionata di questo fantastico mondo chiamato Universitor.

Vi scrivo dal terrazzo della "mia" (magari!) casa di una soleggiata Madrid, che da qualche giorno ha un'aria frizzantina e pungente, davvero niente male.

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Commenti recenti
Cecilia
Ahahah le lepri!!!! In bocca al lupo!
Giovedì, 31 Ottobre 2013 16:42
Pamela De Ioris
Non puoi capire che faccia ho fatto la prima volta che l'ho vista.. Crepi Cecilia!! PS. Questo sito è la mia seconda casa e vedo... Leggi tutto
Venerdì, 01 Novembre 2013 12:34
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Benvenuto Erasmus

Benvenuto Erasmus

Universitor apre le porte alla sezione Erasmus ed ha deciso di accoglierla proprio qui sul blog, per dare voce a tutti gli studenti che stanno o che vorrebbero vivere questa avventura.

Per le questioni burocratiche (affronteremo anche quelle, attraverso le nostre esperienze) il sito http://torvergata.llpmanager.it/studenti/ è più o meno esaustivo.
Ma se volete conoscere più da vicino questo mondo credo siate nel posto giusto.
Quindi mettetevi comodi e..buona lettura!!
 
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La virtù nel mezzo

Altair_BASIC_Paper_Tape

Seconda metà degli anni ’80, inizi dell’era informatica attuale, diffusione degli home computer, o personal pc (esempi il Commodore 64 e Apple II), e il boom del linguaggio di programmazioneBasic.

Sviluppato negli anni ’60 dai ricercatori dell’Università di Dartmouth, tale linguaggio era stato chiamato Basic per la voluta “semplicità”, e per l’accessibilità ai principianti (all’epoca il 75% degli studenti di quell’ateneo era iscritto a Facoltà umanistiche).

La natura di linguaggio algoritmico lo collega alla trafila sei- e settecentesca della characteristica di cui il filosofo Leibniz è l’esponente più noto: principio della riduzione alle nozioni prime e di queste a “numeri”, o a “scrittura” per ottenere un codice universale a priori (Umberto Eco).

Si collegano a questo contesto i cosiddetti “programmi di una riga”, in riferimento alla stringa basic che doveva contenere la scrittura del programma, nella misura calcolata di 255 caratteri.

Ecco un link che illustra l’esperimento/gara di sviluppare un Tetris con una riga di programma:
http://survex.com/~olly/rheolism/dsm_rheolism/

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Network: senza rete mai

Trapeze_artists_1899

La novità di una funzione “Who’s Viewed Your Updates” annunciata da LinkedIn è ancora un passo avanti per il network per professionisti verso una dimensione sempre più social.
Abbiamo una interessante descrizione della strategia in un articolo di Nicola Di Turi su 6gradi di corriere.it.
Potremo conoscere chi ci cerca e conoscere tutto di chi ci cerca.

Avevamo qui parlato dell’espansione social di Google+, ed ora mi viene in mente la recente innovazione introdotta da Twitter che, per via di notifica email, annuncia:

Novità! Questo è un nuovo tipo di notifica via email che riceverai quando qualcuno ritwitterà uno dei tuoi retweet.

E’ una funzione di altissima potenzialità, poiché la trafila tweet > retweet > ri-retweet mette in relazione contemporaneamente tre account (almeno).

Si tratta di modi di sollecitare interazioni, espandendo le maglie della rete, parlando di noi agli altri, parlando degli altri a noi.
La compagnia si allarga, per interesse o per curiosità.

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Perché ci piace il pane in cassetta

Brood

Il 7 luglio è l’anniversario del pane in cassetta, quello a fette, o meglio è l’anniversario dell’introduzione sul mercato del prodotto da parte della Chillicothe Baking Company of Chillicothe, Missouri, nel 1928.

Salutato, ed ora ricordato, come un’invenzione che ha fatto la “salvezza” delle famiglie americane, per la praticità del formato e della lunga conservazione, lo “sliced bread” lega la sua fama ad una celeberrima forma idiomatica della lingua inglese che è: “the greatest thing since sliced bread”.

L’espressione è usata ogni volta che si tratti di annunciare una nuova invenzione o un ritrovato, ovviamente non solo mercanzie alimentari, ma ogni sorta di novità, in particolare di ambito tecnologico.

Vi sono alcune controversie su chi sia in realtà l’effettivo inventore del prodotto, ma nessun dubbio a collegare l’espressione idiomatica allo slogan pubblicitario della Compagnia sopra menzionata, che recitava: Announcing: The Greatest Forward Step in the Baking Industry Since Bread was Wrapped — Sliced Kleen Maid Bread.

Può essere la potenza dell’espressione idiomatica a spiegare la presenza della voce “sliced bread”nella Wikipedia inglese, in aggiunta alla diversa esperienza culturale che determina l’esaltazione di un prodotto che in Italia, ad esempio, non può trovare pari occasione di encomio.

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x o del coraggio: Che carattere!

Paragliding

Quando ero studentessa (che è molto prima che arrivasse il cellulare), non mi piaceva scrivere “x” al posto di “per” nemmeno quando prendevo appunti alle lezioni: un puntiglio, una caparbietà.
E sì che era un’abbreviazione usata da molti, ed anche utile per stare dietro al ritmo della trascrizione del parlato.
Questo carattere, Twitter l’ha senz’altro sdoganato, ed è una soluzione ottimale all’affanno di restare dentro i 140 caratteri quando scriviamo di corsa e/o con lo smartphone.

Oggi, alla luce di Scritture Brevi, posso guardare alla “x” come “per” senza paura di essere “contaminata” (ma poi chissà da che), ma posso dire che ancora non mi viene naturale.
E’ un’alternativa che semplicemente non mi viene in mente, o meglio ci arrivo solo quando mi arrovello.

Il “rischio Biperio” è sempre in agguato.
Alle lezioni di Scritture Brevi vado mostrando quella pagina di Yahoo answers (una fonte degli studenti 2.0) dove non solo qualcuno chiede “Chi è Nino Biperio?”, ma un altro tranquillamente risponde “Nino Biperio o Bixio”, e le due forme sono abbinate come varianti grafiche, così, per non sbagliare mai.

Ancora alla luce di Scritture Brevi rifletto su certa intransigenza del mondo adulto nei confronti delle abbreviazioni, che ha tra gli effetti l’esclusione dall’universo del pensiero di grafie “irregolari” (“Guai a voi se trovassi una x nel compito scritto!”), con conseguenze come latraslitterazione di Bixio nel terribile Biperio.
Ma in questi errori compiuti per evitare errori – che la linguistica chiama ipercorretismi – l’abbreviazione c’entra poco. E’ in questione piuttosto la cultura “generale”.
Nonostante le leggende metropolitane nessuno fallirebbe nella lettura di un nome come “Craxi”.
Più noto di Bixio, si legge come si scrive senza dubbio.

Poi “x” è una grande lettera, ed è un simbolo fondamentale del Cristianesimo e in sé abbreviazione del nome di Cristo (in inglese ancora oggi xmas Christmas).

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Doug e il topolino: in memoria di Douglas Engelbart

mouse
220px-Douglas_Engelbart_in_2008

Lo scorso 2 luglio è morto Douglas Engelbart, tra i grandi pionieri dell’informatica e autore di molte idee e ricerche riguardanti l’interazione uomo-macchina.

Vanno collegate a lui nozioni come l’ipertesto, le reti di computer, l’interfaccia grafica, che hanno radicalmente modificato il nostro modo di scrivere e di concepire il testo scritto.

Io vorrei salutarlo ricordandolo come l’inventore del mouse, il “topolino” che fa da tramite tra la nostra mano e la macchina.

Oggi incorporato all’apparecchio, annesso alla base dove è la tastiera, prima (ma ancora oggi) dispositivo a sé, giudicato simile alla figura del roditore, non da ultimo per il lungo filo (la coda!) che al pc lo collega.
L’ipotesi che la parola “mouse” sia un acronimo da “Manually Operated User Selection Equipment” oppure “Machine Operator’s Unique Spotting Equipment” ci interessa ugualmente, ma almeno in quanto intervento “paretimologico” l’idea del “topo” è oggi incontestabile.

Forse l’unico roditore che sia stato capace di “attentare” al primato della celebrità di Topolino disneyano.
Di certo il mouse è il nostro dispositivo fondamentale per scrivere al computer.

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Reader che va, Reader che viene

Non sono paragonabili i due prodotti (e poi per Facebook siamo solo alla fase dell’annuncio), ma colpisce la concomitanza temporale della chiusura di Google Reader e dell’apertura di un Reader di Facebook.
E la coincidenza onomastica ci ispira.

Il primo è il più noto (e già molto rimpianto) aggregatore di feed rss, usato per visualizzare in una stessa pagina i contenuti delle nostre fonti abituali.
L’altro si annuncia come un “giornale” costruito dagli utenti (e pensato per i dispositivi mobili) attraverso la condivisione delle notizie.

Lo spostamento di Facebook verso la dimensione “pubblica”, che già si è fatto osservare con l’introduzione dell’hashtag (anche se, per la mia esperienza, l’ambiente in questo senso risulta abbastanza dispersivo), prosegue con questa idea di una “bacheca” delle news, che è intesa allo scopo di farci soggiornare in Facebook senza la tentazione di “cambiare canale”.
Un rimedio contro il girovagare incessante da home in home (classicamente zapping) che mina la nostra capacità di attenzione.

Sempre positivo il principio dell’aggregatore, ancora applicato nel Reader di Facebook: dal mio compagno di banco al mondo intero, tutto è nel mio orizzonte e a portata di click.
La reductio ad unum della conoscenza nell’era digitale, con in più la prospettiva personale e la dimensione social.

Aggregatore che va, aggregatore che viene.

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Sentirsi a casa: TL, Che carattere!

vecelio

TL è l’abbreviazione di TimeLine, la “linea del tempo” che rappresenta, in Twitter, il luogo di raccolta dei tweet dei nostri following (analogamente in Facebook è l’elenco degli stati pubblicati dagli amici).

In tempo reale, e seguendo l’ordine cronologico di pubblicazione, la TL ci raduna e ci presenta in successione ciò che scrivono coloro che abbiamo scelto di seguire.

Da postazione fissa si procede alla lettura con le frecce, o col cursore, o con la barra spaziatrice, ciò che, nella pratica, determina un andamento “a scatti” e certa difficoltà a seguire.

Molto più efficace è la consultazione da postazione mobile: da tablet o altro dispositivo touchscreen si sperimenta concretamente il flusso continuo (stream) delle produzioni e delle attività.

Spingendo col dito indice ecco scorrere sotto ai nostri occhi la serie inarrestabile dei tweet: vediamo così passare velocemente i volti e le immagini degli account che sono nostri amici, conoscenti, miti; adocchiamo parole, link, foto e soprattutto hashtag.

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