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Scusate se è troppo (sul doodle olimpico)

cerchi_olimpici
doodleolimpico

Da una parte l’immortale logo olimpico, rappresentato dai cinque cerchi intrecciati.

Dall’altra l’odierno Doodle di Google che raffigura gli sport invernali.

Cambiano forme, figure, colori.
Resta unico il messaggio: lo sport unisce tutti.

Cosa rarissima per Google, è stata annessa al doodle la didascalia con una citazione dalla carta olimpica:

“La pratica dello sport è un diritto dell’uomo. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair-play.”

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Questo è successo: Facebook, Che Carattere!

facebook

Facebook compie dieci anni oggi 4 febbraio.

E che dire di una delle più grandi rivoluzioni social dei nostri tempi?

In questa sede diremo del nome, inizialmente The Facebook, poi abbreviato in Facebook.

La potenza e la fortuna si osservano nell’effetto virale del social. Oggi l’algoritmo del motore di ricerca riconosce facilmente al sito di Zuckerberg la prima posizione nell’elenco proposto dei risultati, a partire dall’inserimento di FB o soltanto della singola F.

Questo è successo.

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La cultura non dorme, viva la cultura! #scritturebrevi vince #NBTW

invasioniwinners

Ancora un motivo di soddisfazione per la grande comunità di scritture brevi, che ha accolto con la consueta generosità il mio invito a intervenire alla notte bianca di Twitter, #NBTW, promossa da Invasioni digitali.

Insieme abbiamo fatto tweetmob, usando #scritturebrevi e gli hashtag collegati, come #narrArte, #refusando, e qui #Twimago.

Grazie a @InvasioniDigita e grazie ai tantissimi amici di #scritturebrevi.
La cultura illumina la notte!
La cultura non è la bella addormentata!!

#occupycultura con #scritturebrevi!

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Educazione digitale: Hello, world!

hello_world

Hello, world! (in italiano “Ciao, mondo!”) è una locuzione riferibile all’informatica: è infatti la scritta stampata a video dal primo programma di esempio scritto in linguaggio C all’inizio del libro Il Linguaggio C (ISBN 887192200X) degli informatici Brian Kernighan e Dennis Ritchie. La versione corrente non è quella originale: all’inizio il testo era semplicemente “hello, world”, senza maiuscola e punto esclamativo, che sono entrati nella tradizione solo in seguito.
Il programma non fa nient’altro che mostrare in output sul monitor questa scritta, ed è stato ripreso nella didattica di molti altri linguaggi come primo esempio di introduzione al linguaggio in esame.
È ormai uso comune che la prima operazione effettuata da un qualunque nuovo dispositivo elettronico o informatico all’atto della sua presentazione sia far comparire sullo schermo quella frase.

Da it.wikipedia.org, voce relativa.

Il volume di Kernighan e Ritchie The C programming language (1978), è anche un modello dello stile “breve” illustrativo, come si legge nella prefazione alla seconda edizione (1988):

We have tried to retain the brevity of the first edition. C is not a big language, and it is not well served by a big book. We have improved the exposition of critical features, such as pointers, that are central to C programming. We have refined the original examples, and have added new examples in several chapters. For instance, the treatment of complicated declarations is augmented by programs that convert declarations into words and vice versa. As before, all examples have been tested directly from the text, which is in machine-readable form.

Appendix A, the reference manual, is not the standard, but our attempt to convey the essentials of the standard in a smaller space. It is meant for easy comprehension by programmers, but not as a definition for compiler writers—that role properly belongs to the standard itself. Appendix B is a summary of the facilities of the standard library. It too is meant for reference by programmers, not implementers. Appendix C is a concise summary of the changes from the original version.
— preface to the second edition

Il libro è noto al pubblico con la sigla K&R, dalle iniziali degli autori.
Insieme ai contenuti, ha avuto il merito di fissare per sempre la formula di presentazione/benvenuto dell’operazione informatica da un qualunque dispositivo.

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Lo spazio bianco (Ognissanti, Halloween e della scriptio continua)

All-Saints

Ieri Halloween, oggi Ognissanti.
Due termini famosi che costituiscono gli esiti di procedimenti di contrazione di nessi di più parole.

Halloween: da All-Hallows-Even (e varianti) “la vigilia di tutti i Santi”, attestato dal sedicesimo secolo.

Ognissanti: da omnes sancti (Zingarelli 2013) e sue versioni in lingua volgare, come da “ogni santi, interpostavi la s per farne una dizione sola” (cit. da etimo.it), dal tredicesimo secolo. (cfr. anche francese Toussaint)

La fusione, originata a livello fonetico, fa riconoscere una trafila orale, recuperata nello scritto e standardizzata fino ad essere accolta nel dizionario. Evidentemente le ricorrenze in sintagma fisso hanno determinato l’affermazione della nuova scrittura.

La scriptio continua che caratterizzava la pratica della scrittura alfabetica dall’antichità fino al medieovo a un certo punto ha ceduto il passo alla prassi di porre gli spazi tra le parole.

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La virtù nel mezzo

Altair_BASIC_Paper_Tape

Seconda metà degli anni ’80, inizi dell’era informatica attuale, diffusione degli home computer, o personal pc (esempi il Commodore 64 e Apple II), e il boom del linguaggio di programmazioneBasic.

Sviluppato negli anni ’60 dai ricercatori dell’Università di Dartmouth, tale linguaggio era stato chiamato Basic per la voluta “semplicità”, e per l’accessibilità ai principianti (all’epoca il 75% degli studenti di quell’ateneo era iscritto a Facoltà umanistiche).

La natura di linguaggio algoritmico lo collega alla trafila sei- e settecentesca della characteristica di cui il filosofo Leibniz è l’esponente più noto: principio della riduzione alle nozioni prime e di queste a “numeri”, o a “scrittura” per ottenere un codice universale a priori (Umberto Eco).

Si collegano a questo contesto i cosiddetti “programmi di una riga”, in riferimento alla stringa basic che doveva contenere la scrittura del programma, nella misura calcolata di 255 caratteri.

Ecco un link che illustra l’esperimento/gara di sviluppare un Tetris con una riga di programma:
http://survex.com/~olly/rheolism/dsm_rheolism/

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Network: senza rete mai

Trapeze_artists_1899

La novità di una funzione “Who’s Viewed Your Updates” annunciata da LinkedIn è ancora un passo avanti per il network per professionisti verso una dimensione sempre più social.
Abbiamo una interessante descrizione della strategia in un articolo di Nicola Di Turi su 6gradi di corriere.it.
Potremo conoscere chi ci cerca e conoscere tutto di chi ci cerca.

Avevamo qui parlato dell’espansione social di Google+, ed ora mi viene in mente la recente innovazione introdotta da Twitter che, per via di notifica email, annuncia:

Novità! Questo è un nuovo tipo di notifica via email che riceverai quando qualcuno ritwitterà uno dei tuoi retweet.

E’ una funzione di altissima potenzialità, poiché la trafila tweet > retweet > ri-retweet mette in relazione contemporaneamente tre account (almeno).

Si tratta di modi di sollecitare interazioni, espandendo le maglie della rete, parlando di noi agli altri, parlando degli altri a noi.
La compagnia si allarga, per interesse o per curiosità.

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Perché ci piace il pane in cassetta

Brood

Il 7 luglio è l’anniversario del pane in cassetta, quello a fette, o meglio è l’anniversario dell’introduzione sul mercato del prodotto da parte della Chillicothe Baking Company of Chillicothe, Missouri, nel 1928.

Salutato, ed ora ricordato, come un’invenzione che ha fatto la “salvezza” delle famiglie americane, per la praticità del formato e della lunga conservazione, lo “sliced bread” lega la sua fama ad una celeberrima forma idiomatica della lingua inglese che è: “the greatest thing since sliced bread”.

L’espressione è usata ogni volta che si tratti di annunciare una nuova invenzione o un ritrovato, ovviamente non solo mercanzie alimentari, ma ogni sorta di novità, in particolare di ambito tecnologico.

Vi sono alcune controversie su chi sia in realtà l’effettivo inventore del prodotto, ma nessun dubbio a collegare l’espressione idiomatica allo slogan pubblicitario della Compagnia sopra menzionata, che recitava: Announcing: The Greatest Forward Step in the Baking Industry Since Bread was Wrapped — Sliced Kleen Maid Bread.

Può essere la potenza dell’espressione idiomatica a spiegare la presenza della voce “sliced bread”nella Wikipedia inglese, in aggiunta alla diversa esperienza culturale che determina l’esaltazione di un prodotto che in Italia, ad esempio, non può trovare pari occasione di encomio.

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x o del coraggio: Che carattere!

Paragliding

Quando ero studentessa (che è molto prima che arrivasse il cellulare), non mi piaceva scrivere “x” al posto di “per” nemmeno quando prendevo appunti alle lezioni: un puntiglio, una caparbietà.
E sì che era un’abbreviazione usata da molti, ed anche utile per stare dietro al ritmo della trascrizione del parlato.
Questo carattere, Twitter l’ha senz’altro sdoganato, ed è una soluzione ottimale all’affanno di restare dentro i 140 caratteri quando scriviamo di corsa e/o con lo smartphone.

Oggi, alla luce di Scritture Brevi, posso guardare alla “x” come “per” senza paura di essere “contaminata” (ma poi chissà da che), ma posso dire che ancora non mi viene naturale.
E’ un’alternativa che semplicemente non mi viene in mente, o meglio ci arrivo solo quando mi arrovello.

Il “rischio Biperio” è sempre in agguato.
Alle lezioni di Scritture Brevi vado mostrando quella pagina di Yahoo answers (una fonte degli studenti 2.0) dove non solo qualcuno chiede “Chi è Nino Biperio?”, ma un altro tranquillamente risponde “Nino Biperio o Bixio”, e le due forme sono abbinate come varianti grafiche, così, per non sbagliare mai.

Ancora alla luce di Scritture Brevi rifletto su certa intransigenza del mondo adulto nei confronti delle abbreviazioni, che ha tra gli effetti l’esclusione dall’universo del pensiero di grafie “irregolari” (“Guai a voi se trovassi una x nel compito scritto!”), con conseguenze come latraslitterazione di Bixio nel terribile Biperio.
Ma in questi errori compiuti per evitare errori – che la linguistica chiama ipercorretismi – l’abbreviazione c’entra poco. E’ in questione piuttosto la cultura “generale”.
Nonostante le leggende metropolitane nessuno fallirebbe nella lettura di un nome come “Craxi”.
Più noto di Bixio, si legge come si scrive senza dubbio.

Poi “x” è una grande lettera, ed è un simbolo fondamentale del Cristianesimo e in sé abbreviazione del nome di Cristo (in inglese ancora oggi xmas Christmas).

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Doug e il topolino: in memoria di Douglas Engelbart

mouse
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Lo scorso 2 luglio è morto Douglas Engelbart, tra i grandi pionieri dell’informatica e autore di molte idee e ricerche riguardanti l’interazione uomo-macchina.

Vanno collegate a lui nozioni come l’ipertesto, le reti di computer, l’interfaccia grafica, che hanno radicalmente modificato il nostro modo di scrivere e di concepire il testo scritto.

Io vorrei salutarlo ricordandolo come l’inventore del mouse, il “topolino” che fa da tramite tra la nostra mano e la macchina.

Oggi incorporato all’apparecchio, annesso alla base dove è la tastiera, prima (ma ancora oggi) dispositivo a sé, giudicato simile alla figura del roditore, non da ultimo per il lungo filo (la coda!) che al pc lo collega.
L’ipotesi che la parola “mouse” sia un acronimo da “Manually Operated User Selection Equipment” oppure “Machine Operator’s Unique Spotting Equipment” ci interessa ugualmente, ma almeno in quanto intervento “paretimologico” l’idea del “topo” è oggi incontestabile.

Forse l’unico roditore che sia stato capace di “attentare” al primato della celebrità di Topolino disneyano.
Di certo il mouse è il nostro dispositivo fondamentale per scrivere al computer.

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