"Che figata! Non farai niente, te divertirai na cifra!" - dicevano.
7 corsi seguiti.
17 test.
16 pratiche.
7 esami.
"Che figata! Non farai niente, te divertirai na cifra!" - dicevano.
7 corsi seguiti.
17 test.
16 pratiche.
7 esami.
Ci risiamo.
Di nuovo alle prese con mille cose da mettere in una piccolissima valigia. La cosa triste è che non conterrà nulla che mi servirà per trascorrere qualche giorno a casa, ma tutto ciò che non utilizzerò mai più a Madrid.
Diciamo che questo, insieme alle lezioni del secondo semestre che sono appena terminate, mi ricorda prepotentemente che la mia vita non è qui. Già, ad un certo punto avevo dimenticato che questa non è la mia città, che la URJC non è la mia università, che quelli non saranno i miei professori anche per il prossimo anno e che tutti i miei amici non saranno più compagni di corso.
Ormai sono passati quasi 8 mesi ma ne restano altri 2 e con 1000 cose da fare ancora qui.
Intanto mi godo qualche giorno di vacanza a casa, gli amici, la famiglia e le fettuccine di mamma. Poi si vedrà.



Oggi, 10/04/2014, la mia facoltà madrileña festeggia San Silicio.
E mo chi è San Silicio?! In realtà non è un santo ma IL materiale per eccellenza usato nella realizzazione dei circuiti integrati e dispositivi a semiconduttore in generale, con cui hanno a che fare informatici ed elettronici quotidianamente. Si, qui hanno sempre 234057124578045 motivi per festeggiare!
Dalle ore 14.00 si apriranno le danze. Il prato adiacente all'Aulario III (il nostro edificio didattico) verrà ricoperto da un tappeto di gente alle prese con il tradizionale Botellon spagnolo, il tutto animato da musica ed intrattenimento.
Figata eh?!
Peccato che oggi, 10/04/2014 dalle ore 17.00 alle 18.30, gli studenti del corso di Ingenieria de Computadores, in quell'aulario, nel bel mezzo della festa, saranno alle prese con l'esame di, udite udite, ARQUITECTURA DE COMPUTADORES, dove si studiano TUTTI i processori esistenti sulla faccia della terra. E indovinate un po' qual'è uno dei materiali principali utilizzati per la realizzazione di questi aggeggi??
E' sabato sera.
Non puoi uscire perché devi studiare per un esame che dovrai svolgere entro 24 ore. Si, nel week-end. Si, a casa.
Test di 30 domande della durata di 1h30min da fare ed inviare entro le 23.59 di Domenica. Niente deve andare storto. Non puoi sbagliare. Tutto deve andare bene. Punto.
Se alle 20.00 ti chiedono di uscire al volo per una birra, esci. Stacca la spina, rilassati, distraiti. E' solo una birra.
Poi però il tempo passa, la tua birra si moltiplica come il pane ed i pesci e decidi di rimandare tutto al giorno successivo.
Ecco uno dei problemi più grossi che avrete se deciderete di vivere in Spagna per un po' e avete qualche V nel nome...


Nei primi giorni di lezione chiaramente ero spaesata e, prima di sedermi, controllavo 10 volte se quello fosse l'edificio giusto, il piano giusto e l'aula giusta dove di lì a pochi minuti si sarebbe svolta la lezione giusta.
Ma quello che più mi lasciava perplessa era vedere, ogni giorno, scene di studenti che raggiungevano l'università..correndo!
La mia faccia era un misto tra: "ma che ve correte?!", tipo questa e "devo corre pur'io per caso??", tipo quest'altra
Poi un giorno, finalmente capisco il perché.. arriva il professore, chiude la porta e, mentre stava cancellando i resti della lezione precedente dalla lavagna, la porta si riapre e fa capolino uno studente. Il professore NON LO FA ENTRARE perché la lezione è "già" iniziata!
Chiaramente mi è parso davvero esagerato non farlo entrare quando in effetti la lezione non era ancora iniziata. Ma credo non sia neanche carino entrare quando il professore già sta parlando. Fossi al posto suo mi distrarrei ogni volta..
E' passato molto tempo dal mio ultimo post e ancora non so perchè ho (ingiustamente) trascurato il mio blog.
Accade a Madrid che comincio a frequentare, con circa un mese di ritardo rispetto all’inizio delle lezioni, il corso di “Ergonomía y Deporte” all’università. Mi presento, avviso la professoressa che sono italiana e che quindi magari mi perderò qualche frase per strada, e via. Scopro che, anziché studiare un libro o una dispensa come si fa di solito, dobbiamo organizzare delle ricerche di gruppo sui temi che compongono il programma, condividerne i risultati con tutti gli altri, mettere tutto insieme e così, ottenere una specie di dispensa autoprodotta dagli studenti.
Dico ok. Che ne so come fate qua. Se lo devo fare, lo faccio.
E invece scoppia la protesta. Mailing list tra i compagni corso, lamentele, ma soprattutto raccolta firme portata ai piani alti della facoltà. Perché non è normale che non esista il materiale su cui studiare. Perché non si fa così.
Dico se vabbè, figurati…
L’ultima volta che ho provato a lamentarmi a Roma, ho fatto l’esame 3 volte e alla fine ho accettato un 20.
La faccio breve.
Ci hanno riuniti stamattina. Hanno cambiato il professore. Ci hanno detto che si ricomincerà il programma analizzando i temi più importanti, e che l’esame verterà esclusivamente sugli argomenti analizzati a lezione, considerando che manca poco più di un mese alla fine dei corsi. E se ci sono problemi, chiamateci, ditecelo.
Dico minchia.
Ma soprattutto cose che ho capito nel mio primo mese a Madrid.
Ho capito che qui si pranza alle 3 e si cena alle 10. Ma in realtà, tra le 12 e mezzanotte puoi mangiare sempre. Basta che tu abbia fame. Anzi, tra le 12 e mezzanotte puoi anche mangiare continuamente balzando di locale in locale, non si stupirà nessuno.
Ho capito che gli astemi che vivono in Spagna sono destinati ad una vita di emarginazione sociale. Quindi se sei astemio forse la Spagna non è il miglior posto dove tu possa vivere. Se poi sei anche vegetariano, sparati che fai prima.
Ho capito anche che, tutto sommato, non ci vuole poi tanto ad aprire solo la porta davanti degli autobus, in modo che TUTTI siano obbligati a timbrare il biglietto mentre salgono. Perché se non hai il biglietto, oltre che essere disonesto, fai pure ‘na gran figura demmerda perché se ne accorgono TUTTI.
Poi ho capito che non ci vuole tanto nemmeno a montare dei banalissimi pedali davanti alle panchine, così che anche il vecchietto che va al parco per leggere, abbia lo stimolo a farlo mentre muove un po’ le gambe quasi senza accorgersene. Di certo non correrà mai la maratona, ma magari sarà quel tanto che basta per non incriccarsi del tutto. GRATIS, al parco.



Bene, anzi no.
Avrei dovuto iniziare da tempo ma meglio tardi che mai..
Mi presento: Pamela, eterna studentessa di Ing. Informatica a Tor Vergata, socia e appassionata di questo fantastico mondo chiamato Universitor.
Vi scrivo dal terrazzo della "mia" (magari!) casa di una soleggiata Madrid, che da qualche giorno ha un'aria frizzantina e pungente, davvero niente male.