Leggendo qua e là tra i post di Facebook mi imbatto in questa notizia, condivisa da un mio amico evangelista:
http://m.newsbusters.org/blogs/noel-sheppard/2013/02/15/nbc-news-reporter-stops-returning-carnival-cruise-passenger-quoting-b
Una nave in difficoltà riesce ad attraccare dopo numerose peripezie. I passeggeri sono scossi, ma alcuni di loro hanno dimostrato una buona dose di coraggio restando calmi.
Una situazione del genere, tanto cara ai mass media, non sfugge all'inviato della NBC. In men che non si dica, si prepara a intervistare suddetti passeggeri con le classiche domande di rito. Una di queste sfocia però in qualcosa di imprevisto dalla tv liberale americana.
POTTER: You're not about to go back?
JENKINS: No, but one thing I do want to say that really made a huge difference in my time versus some other people’s time is we knew where hope was. We knew the Lord was in complete control of the situation. Our verse for the trip was Joshua 1:9 which is…
La reazione dell'intervistatore è spropositata, arriva addirittura a rimuovere il microfono di bocca, congedando il tutto con la più classica delle docce fredde e la più eloquente delle espressioni morte verso la telecamera. Come se Dio fosse una parola tabù, al pari di "n**ro" e "fr**io".
POTTER: Enjoy your trip home to Houston and enjoy that first warm shower and that warm meal.
Ovvio che il caso sopraccitato è un esempio americano. Molti di voi potrebbero pensare più alla distanza culturale tra la nostra e quella degli Stati Uniti. Analizzando l'episodio, purtroppo, ci rendiamo conto di quanto universale sia il disprezzo verso qualsiasi forma di pensiero, il più delle volte perpetrata dagli stessi promotori della libertà e dei diritti civili.
Non sono contro le avanguardie. Col tempo esse avanzano, sono nuove frange che superano vecchie concezioni. Un tempo si credeva in un unico Dio, ma all'epoca esisteva anche l'ideale di una sola popolazione. Col progredire del tempo e dei mezzi di comunicazione, si scopre che esistono tante versioni di "dio". Per qualcuno, esiste la comodità di non credere e di non teorizzare, confidando nella capacità (supposta) di superare gli sbagli umani, innata nell'uomo stesso. Nessuna di queste, a onor del vero, è sbagliata, perché partono da un assurto che, nel loro campo, le rende convincenti.
Così sono le avanguardie: partono da una cognizione per poi diffondersi, si ramificano lungo le venature del terreno arso e lo irrorano. Il rinvigorimento del pensiero e della filosofia è un elemento necessario per la crescita umana. Eppure quell'acqua, come l'acqua di tutti i fiumi che attraversano il nostro pianeta, ha origine da un'unica fonte, la quale a sua volta è figlia di un ciclo naturale che prevede un rinnovarsi dell'acqua che essa dona.
Come ho già detto, non sono contro le avanguardie. Sono contro l'assoluto che si pongono di essere: eterne, superiori, inconfutabili nel tempo. Soprattutto, nuove. E, in quanto tali, meritevoli di più rispetto.
Tutti sono capaci di citare la celebre frase dalla Fattoria degli Animali di G. Orwell: "tutti gli animali sono uguali, ma esistono animali più uguali degli altri". Tutti sono capaci di inserirla in un contesto dove tale significato è applicato. La si può dire, per esempio, di fronte alla corruzione imperante, alla politica dell'autoprivilegio, all'abuso di posizione dominante, al becero nepotismo e all'arrivismo. In pochi, però, riescono ad accettare l'universalità di un concetto: quella stessa frase può essere applicata al contrario.
Non c'è nulla di male nella rivendicazione di una dimensione laica dello Stato, così come è auspicabile una revisione civile dei diritti. L'attenzione dev'essere posta alla tutela delle vecchie e delle nuove frontiere, non a discapito l'uno dell'altra. Il paradosso è che, col tempo, le avanguardie dimentichino che la stessa sorte revisionista possa toccare a loro proprio dagli stessi figli che faranno crescere nel loro ambiente.
L'uomo è un animale insaziabile e mai soddisfatto, è un essere che prova emozioni costanti che lo portano in continua fuga dal logorio. Per quanto l'acqua sia cristallina, esisterà sempre quel fascino indiscreto della novità nei confronti del vecchio, come se possedesse un gusto nuovo nella pallida identicità. Non dimentichiamoci di quale concezione siamo figli e lavoriamo affinché entrambi i mondi possano essere accettati col più piccolo dei rumori, nel grande circolo dell'acqua della vita.
Tor Bloggata
Tor Vergata career day, promuovi il tuo talento
10MILA. E OLTRE.



Come avevo cominciato il mio primo post (http://www.universitor.it/blog/entry/ah-che-ricordi.html)? Lamentandomi, a ragion veduta, di non avere capacità 'intitolative' (e dopo aver inventato e scritto questa parola sono certa che dubiterete anche delle mie conoscenze della lingua italiana, ma siate clementi!). Tuttavia per la rubrica che ha appena visto la luce non ho avuto dubbi ("E meno male!" mi viene da pensare, visto che sarà un appuntamento abbastanza fisso nel blog).
Avevo promesso che vi avrei raccontato della mia avventura e sono certa che non stavate nella pelle!
Sveliamo la verità: da 'qualche' mese abito in Francia dove sto lavorando come assistente di lingua italiana in due licei e per riassumere il mio entusiasmo non posso fare altro che smettere di scrivere per un attimo... salire in piedi sulla scrivania... fare un balletto e tornare a scrivere (non l'ho fatto veramente - ho una dignità! Ma ammetto di aver esitato...). No davvero, 'da grande' vorrei insegnare quindi potete immaginare quanto questa esperienza conti per me, vivo su una nuvoletta rosa in Francia...
[Potrebbe tornare utile qualche nozione basica sul sistema scolastico dell'obbligo francese: ci sono cinque anni di scuola elementare (école primaire), quattro di scuola media (collège) e tre anni di liceo (lycée). Fate un po' il conteggio...? Eh sì, finiscono un anno prima di noi - quelle chance!
A partire dalla scuola media i francesi fanno il 'conto alla rovescia' per le classi: sixième, cinquième, quatrième, troisième e poi comincia il liceo: seconde, première e terminale quindi i miei alunni di seconde hanno 15-16 anni, quelli di première 16-17 e quelli di terminale 17-18 - così potrete farvi un'idea delle facce (da schiaffi! ) con cui ho a che fare!]
Ma vogliamo veramente cominciare, andando al sodo? Voglio farvi fare qualche sorriso con gli episodi più simpatici che mi capitano, tra una erre moscia e l'altra (desclaimer : non ci sarà nulla di culturale legato all'insegnamento in questo post, perché ho deciso di cominciare con qualcosa di accattivante, se no col cavolo che continuate a leggermi! Che stratega del marketing, eh!?).
Oggi, 19 febbraio:
Durante la lezione con la mia seconde preferita, un'alunna mi dice: "Nicole, posso dirle una cosa?"
Io: "Certo, dimmi pure."
Lei: "Parla troooppo bene francese!"
Io: "Grazie, sei molto gentile!"
Dopo qualche minuto... "Posso dirle un'altra cosa?"
Io: "Sì, dimmi."
Lei: "Sei davvero molto molto bella!"
Io: "Grazie, che carina!"
Lei: "E' vero, lo pensiamo tutti! Ma i maschi non avevano il coraggio di dirlo!"
Di seguito la versione francese originale:
Premesso che questo articolo non vada a favore di Grillo o del Movimento 5 stelle, è una semplice riflessione del fenomeno, dei pregi e difetti del Movimento e di come sta cambiando, finalmente direi, la politica nel nostro paese. Inanzitutto bisogna ricordarsi di una cosa non poco importante, il Movimento a soli tre anni dalla sua fondazione, avvenuta il 4 ottobre 2009, si appresta a configurarsi come il terzo, se non il secondo, "partito" d'Italia (d'ora in poi lo definiremo "partito" solo per facilità di linguaggio). Da cosa è dipeso questo enorme successo, se è davvero un movimento populista e demagogo e quali sono i problemi di democrazia interna al partito, sono i punti che vorrei sviscerare per benino. Per primo, il successo del M5S non è dovuto esclusivamente alla mancanza di credibilità ed alla progressiva perdita delle ideologie politiche da parte dei partiti tradizionali, oltre che ad una incompetenza politica (mi riferisco a Bersani, l'eterno indeciso, ed una sinistra sempre troppo attendista) ma anche e soprattutto all'attivismo politico sul territorio ed all'intraprendenza dei cosìdetti "grillini". Difatto, mentre gli altri leader politici si esibiscono tutti i gorni in straordinari balletti e voli pindarici, da un canale all'altro, seduti comodamente su una poltrona di un Talk show televisivo, Grillo con il suo camper, "Dall' Alpe a Sicilia" riempie le piazze di mezza Italia. Ovviamente non si trattano solamente di futuri o possibili elettori, molti sono curiosi che comunque hanno voglia di scendere in piazza e partecipare. Sì, è proprio questo il grande potere di Grillo e del M5S, la partecipazione, sia positiva che negativa, sia nelle piazze che nel web. Il fenomeno Grillo in soli tre anni di attività politica ha smosso e sconquassato gli animi, ha fatto riaffacciare migliaia di persone alla politica, ma soprattutto, ha dato dinamismo ad una politica completamente statica da oltre vent'anni! - "Erano quindici anni che non andavo a votare, quest'anno ci andrò" - cittadino in piazza durante un comizio di Beppe. Naturalmente non è tutto rosa e fiori da quelle parti, basti pensare alla recente attività del neosindaco Pizzarotti di Parma, il quale, dopo una campagna elettorale alli'insegna della battaglia anti-inceneritore, si è dovuto scontrare con la realtà, non riuscendo a sequestrare il suddetto inceneritore, a monte di una penale troppo alta per un comune estremamente indebitato come Parma, ha dovuto ripiegare a politiche di austerità di Montiana fattura. -"E' bello sentire la voce della verità, il grillo, ma tra quello che dice oggi e quello che farà domani..."- donna intervistata durante un comizio. Ma è davvero un "partito" populista? Grillo è davvero un demagogo? Per capire meglio cosa volessero dire questi due termini, estremamente abusati da tutti i leader politici, sono andato a ricercarli sull'enciclopedia Treccani. Demagogia: "La pratica politica tendente ad ottenere il consenso delle masse, lusingando le loro aspirazioni, soprattutto economiche, con promesse difficilmente realizzabili". Non so per quale motivo, ma leggendo questa definizione mi è venuto subito in mente un uomo, ma non è Grillo il quale, più volte durante i suoi comizi ha sottolineato di non essere in grado di rispettare le enormi aspettative createsi intorno al Movimento, no, mi viene in mente qualcun'altro che ha recentemente promesso quattro milioni di posti di lavoro, praticamente ci saranno più posti di lavoro che disoccupati, che promise il ponte sullo stretto e la fine dei lavori sulla Salerno-ReggioCalabria. Insomma, i demagoghi in Italia sono altri, non certamente Grillo. Populismo: "Tali movimenti presentano alcuni tratti comuni, rappresentazione idealizzata del popolo [...] in contrapposizione con i difetti e la corruzione delle èlite. [...] Svaluta procedure della democrazia rappresentativa, privilegiando modalità di tipo plebiscitario [...] e di nuovi leader carismatici [...]. Questa definizione si accosta decisamente di più alla figura del comico e del suo movimento. Per l'esperienza di quest'ultimi vent'anni io tenderei a non fidarmi ai personalismi dei "leader carismatici", tuttavia così come Grillo abbiamo Vendola, oltre che al già citato Berlusconi (come se non si fosse capito più sopra). In effetti ho deciso di non fidarmi di nessun ottimo oratore, in quanto molto spesso tende a catalizzare il potere nella propria persona. In questo il PD è quindi sicuramente avvantaggiato, Bersani non è assolutamente paragonabile, sotto questo aspetto, agli altri leader, in più dietro alla macchina PD vi sono migliaia e migliaia di militanti di tutte le età. Però vi sono due aspetti nel M5S che ai molti sembra sfuggire, Grillo non si candita, più volte si è definito un "megafono" del movimento neonato, un aratro mediante il quale gli attivisti possano seminare le proprie idee e campagne. In questo senso, tutto ciò che dice Grillo, in maniera provocatoria e spesso anche violenta, sono idee ed opinioni di un cittadino come tanti, non di un politico. Se Grillo dice di voler chiudere La7 è certamente sbagliato, ma rimane un opinione di un comico, se lo dice Berlusconi di voler chiudere un canale, lì mi spavento, perchè di solito ci riesce (cacciata di Montanelli, Biagi, Santoro, Luzzatti). Il secondo aspetto è la distinzione netta tra comunicazione e contenuti. Populista è infatti la comunicazione, lo stile il linguaggio del grillo parlante, non certo i contenuti, anzi, Beppe è persino troppo pretenzioso rispetto alla partecipazione dei cittadini alla vita politica. Più volte Grillo ha detto di non volere il voto di un cittadino che "delega al movimento e resta a guardare", egli vuole la piena partecipazione, non solo via web ma anche sul territorio, nelle piazze per la raccolta firme ed altre iniziative. Da qui si apre il "clamoroso" problema della democrazia del M5S. Su Facebook ultimamente, sono circolate le foto dei manifesti elettorali del Movimento e del partito Nazista, devo dire che le somiglianze sono molte e davvero inquietanti, ma fortunatamente il movimento è ben tutt'altra cosa. Tra i suoi pregi vi è sicuramente l'essere riusciti a convogliare forze negative e di protesta in un movimento che è lungi dall'essere L'alba d'orata greca o l'estrema destra di Le Penn, anzi, direi che ha evitato la diffusione di questi nazionalismi nostalgici. Bisogna dire che Grillo non è esente da cazzate, ne dice anche lui e tante, molte delle quali sono battute mal riuscite. Ricordo le proteste degli antifascisti durante un suo comizio ai quali ribadì la morte di queste ideologie, rispondendo inoltre con un secco: "non mi compete essere antifascista", strano io ho sempre pensato che ci competesse. Comunque è anche vero che di norma i giornali, politicizzati, le cazzate di Beppe le mettono ben in risalto, Grillo sui giornali o telegiornali ci finisce solo quando dice una cazzata, mentre non commentano il fatto che sia stato l'unico ad andare dai minatori del Sulcis, ad aver dato voce ai No Tav, insomma a scendere in strada e parlare con la gente, una cosa che la nostra politica sembra aver perso preferendo i salotti Tv. Il caso della democrazia interna del movimento si aprì con l'espulsione di Giovanni Favia dal movimento, mediante il blog di Grillo. Premettendo che non è per nulla simpatico e giusto espellere una persona da un partito con due righe su un post, è anche vero che tale espulsione è giustificata dal fatto che il movimento ha il suo statuto e le sue regole, se si contravvengono si rischia l'espulsione, così come in ogni altro partito. Inoltre sentire critiche sulla democrazia interna del movimento da partiti come il PDL fa davvero ridere, anzi, piangere. Vorrei far presente inoltre due episodi avvenuti recentemente, un contestatore linciato durante la convention del PDL a Milano e un cittadino, sempre a Milano, cacciato da Piazza del Duomo da tre anziani militanti del PD solo per avere una spilletta del M5S sul cappello; forse non è il Movimento 5 stelle ad avere problemi di democrazia interna, forse siamo noi italiani ad averlo. Di pecche il movimento ne ha certamente, a cominciare da un programma politico piuttosto scarno ad una gerarchizzazione che vede Grillo e Casaleggio i "gestori" del tutto, ma ricordiamoci che ha solo tre anni di vita, che ha fatto successo troppo velocemente ritrovandosi dall'essere un partito a livello locale a terza, forse seconda forza politica del paese. Eppure in soli tre anni, senza neanche entrare in parlamento, il movimento ha già cambiato la politica nel nostro paese, una politica in totale stagnazione, dalle primarie e parlamentarie del PD, al via libera alle liste pulite, tutte proposte che Grillo faceva molto tempo prima della fondazione del M5S e che solo oggi i partiti accolgono, forse per paura. In sostanza oggi i partiti fanno a gara per "rinnovarsi", trovare nuove alleanze, alcune molto improbabili altre storiche, saltano da un canale all'altro delle televisioni e fanno promesse spesso fantascientifiche, insomma, per le elezioni 2013, tutti lì a misurarsi il grillo!
La porta a vetri era leggermente socchiusa e faceva entrare la brezza gelida delle notti invernali in riviera.
Lei si rigira nel letto, rabbrividendo. Si avvolge un po’ di più nelle coperte, ma non si sveglia.
Lui, invece, è fuori, sul terrazzino, appoggiato alla ringhiera. In verità si direbbe che c’è solo una sigaretta accesa, danzante, a mezz’aria. E una scomposta nube di fumo che lo avvolge.
Un colpo di tosse di quelli catarrosi, quasi rantolanti.
Maledizione! Si è svegliata sicuramente...
Chiunque di voi abbia uno smartphone lo sa: da qualche tempo è entrata a far parte del mondo digitale una nuova applicazione. Segni inequivocabili della follia che si cela dietro la medesima, sono: schiena curva sullo schermo, dita che si muovono velocissime in verticale, orizzontale, diagonale - e, a volte, anche in tondo - sguardo fisso e labbra serrate. Quella che si svolge su quello che una volta era un semplice telefono è una sfida all’ultimo sangue. Amici per la pelle si tolgono la parola, perfetti sconosciuti incontrati al momento diventano nemici mortali, la partita ha inizio, e chi la vince pubblica un nuovo achievement su Facebook. Sono i nuovi schiavi delle parole: giocatori incalliti di Ruzzle.
Tanto successo ha avuto l’applicazione che è nata presto una sua copia su Facebook: Zuffle (un po' come se per contratto questi giochi non potessero contenere nel nome più di sei lettere). Il meccanismo è lo stesso: chi fa più punti trovando più parole, vince. Le lettere hanno un valore, in modo tale che nel conteggio finale una V valga più di una più comune O, come succede nel tradizionale Scarabeo. I trucchi che permettono di totalizzare punteggi impressionanti barando alle spalle dell’avversario impazzano, segno che la popolare app ha ormai preso piede in modo dilagante.
Eppure, tra i giocatori più incalliti, c’è chi non conosce l’antenato di Ruzzle, quello con cui - personalmente - ho passato tante giornate della mia vita, fra dadini colorati e clessidre impietose, tenendo sempre a portata di mano un fido dizionario che sancisse inequivocabilmente le parole che si potevano e non si potevano ammettere. Glorioso reperto dei tempi che furono (e che nel mio caso, ammetto, sono ancora), era il Paroliere, quel Ruzzle / Zuffle / non so cosa, vagamente old style ma perfettamente funzionante per passare una serata con gli amici o mettere su una piccola sfida casalinga a colpi di congiuntivo.
Una preziosa testimonianza fotografica, qui sotto. Fido Paroliere, R.I.P.
Sarà a causa della mia passione per la luce, quella di Rembrandt, e i panneggi fiamminghi ma navigando nella rete la mia attenzione è stata catturata da una fotografia che rievocava proprio questi due elementi. Una bambina intenta a pelare patate, con lo sguardo perso nel vuoto, e tutt’intorno quell’atmosfera tipica di un quadro del seicento. Ed ecco qui, ho trovato l’autraliano Bill Gekas, la cui serie di ritratti della sua piccola figlioletta di 5 anni merita mille volte più di altrettanti glamourfotografi di cui avrei potuto parlarvi.
[Leggi l'articolo completo]
Dopo tanta satira, perpetrata anche da me, voglio condividere con voi un bel pezzo di Erri de Luca sulle dimissioni del Papa.
Buona lettura!
Le mie dimissioni sono appunto mie, un atto di libertà pura e personale. Di solito vengono intese come una rinuncia e, al peggio, come una fuga. Al contrario, sono per me un acquisto.
Torno libero di fare quello che mi sta a cuore. La smetto di obbedire a un cerimoniale infinito che m'impugna come un ventaglio e mi agita senza tregua.
Sono stanco? E' la versione ufficiale. Sono invece stufo di occuparmi di affari di Stato. Questo che presiedo è il più piccolo degli Stati, ma pure il più antico. Ha pochi centimetri ma un fracasso di secoli sulle spalle. Sono stufo di occuparmi di questo apparato che mi schiaccia, mi assilla, mi tagliuzza il tempo in un tritato di scartoffie e appuntamenti.
Mi è salito alla gola il grido di Mosè nel deserto: "Ho io partorito tutto questo popolo, forse sono stato io a farlo nascere?" (Numeri 11,12). A Mosè gliel'ha caricato sulle spalle e lui non poteva fare altro che andare sotto il peso di quell'umanità affidata a lui. Stavano nel deserto, non poteva dire: "Mi fermo qui, scendo alla prossima, proseguite voi".
Ogni giorno, quando accendo il pc, controllo la posta e il mio profilo Youtube dove seguo i vari canali. Tra questi, vi era un video in cui un vlogger rispondeva ad un commento che gli augurava l'AIDS. Ora, premesso che la cosa mi ha particolarmente scosso, mi chiedevo:
Da quando l'anonimato è il mezzo con il quale sfogare i nostri più bassi istinti?
E' come se la nostra identità virtuale fosse slegata dalla realtà che viviamo fuori dal web e avesse vita propria. Ed in genere, questa altra vita non è mai delle migliori. E allora pensavo che in realtà i complimenti che riceviamo e che noi stessi facciamo agli altri sono solo finzioni, che quello che pensiamo realmente è puro odio. Mi spiego meglio: se ci concediamo il lusso di sfogare i nostri più bassi istinti, senza avere costrizioni di alcuna sorta, credendo che nessuno dall'altro lato venga ferito perché siamo una maschera pallida senza volto; allora anche le emozioni positive e le nostre espressioni d'affetto non sono altro che di facciata. Vedo una svalutazione crescente del riguardo per gli altri, e un progressivo appiattimento dei dibattiti.
Anche se spesso si tratta di trolling, questo cambia poco. Da dove deriva questa necessità di sobillare gli animi?
Credo che quello che manchi sia la comunicazione. Non credo si tratti di puro e semplice odio, ma più di repressione e di impossibilità di comunicare quello che si pensa agli altri. Nel bene o nel male. Infatti è curioso come spesso chi va contro ad un determinato vlogger non muove critiche ma insulti. Si sceglie il turpiloquio perché argomentare non solo è faticoso, ma stempera anche il malessere causato da stress quotidiani che il più delle volte nulla hanno a che fare con le tematiche che si commentano. Dunque la Scrittura come katharsis, che ci permette di prendere coscienza non solo dei nostri limiti, ma del mondo che ci circonda. Uno strumento, e sono contento di dirlo, che non sappiamo usare in molti: italiani, francesi, inglesi, tedeschi etc. Mi azzarderei anche a dire marziani, venusiani e plutoniani.
Cade la Balti, la Littizzetto esulta.
So che è tutto preparato/studiato a tavolino, ma non posso fare a meno di pensare che sia una donna estremamente complessata se, per ragioni di "comicità", debba ripiegare sulla caduta di una ragazza più bella di lei.
A volte mi domando quale sia il pubblico di riferimento e quanto tempo impiegherà per comprenderne i suoi elementi dissonanti. È come guardare Paolo Bonolis e negare che la sua comicità sia basata sull'insulto o sul grottesco.
Un esempio su tutti? Ad "Avanti un Altro" la pacca sul didietro, primo simbolo di molestia sessuale e violazione dell'identità corporea nel mondo del lavoro, viene ridimensionata a semplice "portafortuna" ed è addirittura incentivata, dal presentatore e dai concorrenti, all'atto dell'estrazione del premio.
In un frangente, oltretutto, succitata pratica viene eseguita sui glutei del giudice di gioco. Dopo l'estrazione, il giocatore ha ottenuto la somma più alta: Bonolis si piega al cospetto del gluteo del giudice e, tra l'ilarità generale, lo bacia.
Tutto questo durante la cosiddetta "fascia protetta": una fascia di autocontrollo dei contenuti, oltretutto, voluta dalla tv privata per eccellenza. In una fascia del genere viene proposto un comportamento "anomalo" sotto l'ilarità generale, dove né gli adulti né i bambini possono discernere, o vengono messi in una situazione di discernimento.
Un atteggiamento simile viene usato semplicemente a giustificazione di un discorso politico E sociale ormai spinto oltre ogni limite. È un segno dei tempi: *dovete* accettarlo. Cade la Balti, la Littizzetto esulta. È lapalissiano che sia così: la bruttina che si prende la rivincita godendo della sofferenza della bella. Un gioco innocuo che nasconde una crudeltà implicita di fondo ereditata da un sistema mai rinnovato, sempre donato.
Qualcuno potrà arguire come vi siano altri problemi al mondo. È di recente esposizione la tutela e l'istituzione dei diritti omosessuali, così come l'auspicio dell'introduzione del reato d'odio in caso di palese marca omofoba. Lungi da me voler negare questo giusto progresso, che invece auspico per una civile convivenza.
Desidero però condividere un nuovo adagio.
"Come potrò ridere domani, se oggi non riesco a sorridere?"
La nostra società, così com'è impostata, non è capace di rispondere alle esigenze del singolo neppure come standard previsto o prevedibile. Siamo viziati ogni giorno dai vizi altrui, che ci vengono imposti nella più subdola di ogni percezione umana.
Se non riusciamo a donare un'immagine positiva o a costruire una società civile attraverso dei semplici accorgimenti, come possiamo accontentare le richieste future?
Ieri ho sentito pronunciare questa frase. E chi la pronunciava parlava di quando aveva più o meno vent'anni.
Non riesco ancora a capire bene cosa mi faccia pensare questa cosa, se non che veramente tutto nella vita è relativo.
La mia mente non riesce a concepire come, a vent'anni, si possa non sapere com'è fatto il mare. Non saperlo proprio, non sapere nemmeno cosa sia, non avere la capacità di immaginare questa enorme distesa di acqua azzurra. Come se chiedessi a un cieco dalla nascita di descrivere un albero. Niente, non ci riesco.
Chi parlava era un giovane afghano, sopravvissuto alla sua odissea di 8 mesi per raggiungere l'Italia.
In Afghanistan non c'è il mare.
Me ne sono accorta solo ieri.
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