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Volevo scrivere un altro post


Volevo scrivere un altro post.

Stamattina alle 12 ho chiamato la mia paziente relatrice per mettere a punto le ultime cose prima della discussione della mia tesi che si terrà tra pochi giorni.
E' inutile sottolineare lo stato d'ansia in cui io mi trovo in questi giorni.
Ok che la tesi l'ho scritta io e saprò di che parla, ok che in Italia la discussione è quasi una formalità, ok che comunque mi presento con una buona media...sì, ok.
So' agitata lo stesso, embè?

Dicevamo, si chiacchiera sulla presentazione, come introdurre l'argomento, con cosa proseguire, ma parto in italiano o in spagnolo, eh meglio in italiano che poi la commissione sennò non la segue, anzi no, meglio in spagnolo così poi la parte centrale la discutiamo in italiano...tanto poi la domanda in lingua gliela fa la correlatrice. Ha parlato con lei, vero?

Sorvolerò sul pantheon di divinità che ho bestemmiato, sorvolerò sull'apologia di me stessa e sul perché ero abbastanza legittimata a non aver parlato con la correlatrice e proseguirò, altrimenti scrivo un terzo post ancora.
Morale della favola, devo portare una copia della mia tesi alla correlatrice entro le 16 di oggi pomeriggio.

Esco di casa tutta trafelata e, interrogandomi circa a quale dio avevo mancato di sacrificare vergini e bambini questo mese, mi dirigo verso la copisteria dove ho fatto stampare e rilegare la mia tesi.
E' sabato. E' sabato, capite?
Sabato.
Quel giorno in cui alcuni esercizi sono chiusi perché è il weekend, no?
Ecco, quel giorno lì. Sabato.

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Commenti recenti
Magda Savastano
Grand bel post, complimenti! Di quelli che ti lasciano un sorriso amaro, un sorriso per l'ilarità con cui hai scritto, e l'amarezz... Leggi tutto
Sabato, 23 Marzo 2013 19:55
Enrica Antonini
Grazie mille Magda... Menomale che sono una che prende le cose con filosofia! ... Leggi tutto
Sabato, 23 Marzo 2013 20:24
Francesca Chiusaroli
Povera relatrice che sabati mattina... :-). #importanzadelpuntodivista e in bocca al lupo cara!! ... Leggi tutto
Sabato, 23 Marzo 2013 20:08
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Lettera aperta a Beppe Grillo

Oggi sul Times è uscita questa intervista a Beppe Grillo, sintetizzata e tradotta dal Globalist.it, qui.

Ho letto tutta l'intervista (in inglese) che si trova in calce all'articolo del Globalist.it che invece ne sintetizza solo alcuni punti e ho potuto notare la genuinità della sintesi e della traduzione in italiano.

Dice Grillo all'intervistatore del Times: "There’s a rule in our movement. We don’t make agreements with parties. Whoever joined our movement signed on to this. If you enter into a movement like this, it’s a rule you agreed to. There’s nothing to decide. If you go play soccer, do you say you want to score goal with your hand? No, it’s only with your foot. Accept the rules."

Che viene così tradotto: "C'è una regola nel nostro movimento: noi non facciamo accordi con i partiti. Chiunque ha aderito al nostro movimento l'ha sottoscritta. Se tu entri in un movimento come questo, c'e' una regola che hai accettato. Non c'è niente da decidere. Se tu giochi a calcio, dici che vuoi segnare un goal con la mano? No, si segna con il piede. Si accetta la regola".

Non cito questa frase perché la ritengo la più importante dell'intervista né voglio, attraverso questa frase, enucleare l'intero contenuto dell'intervista che potete tranquillamente andare a leggervi nella sua interezza, cito questa frase perché credo che qui si trovi esattamente il nucleo della mia critica al MoVimento.

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*MINI RACCONTO* Fumi troppo

La porta a vetri era leggermente socchiusa e faceva entrare la brezza gelida delle notti invernali in riviera.

Lei si rigira nel letto, rabbrividendo. Si avvolge un po’ di più nelle coperte, ma non si sveglia.

Lui, invece, è fuori, sul terrazzino, appoggiato alla ringhiera. In verità si direbbe che c’è solo una sigaretta accesa, danzante, a mezz’aria. E una scomposta nube di fumo che lo avvolge.

Un colpo di tosse di quelli catarrosi, quasi rantolanti.

Maledizione! Si è svegliata sicuramente...

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Io torno libero e voi non capite

Io torno libero e voi non capite

Dopo tanta satira, perpetrata anche da me, voglio condividere con voi un bel pezzo di Erri de Luca sulle dimissioni del Papa.
Buona lettura!

 

Le mie dimissioni sono appunto mie, un atto di libertà pura e personale. Di solito vengono intese come una rinuncia e, al peggio, come una fuga. Al contrario, sono per me un acquisto.

Torno libero di fare quello che mi sta a cuore. La smetto di obbedire a un cerimoniale infinito che m'impugna come un ventaglio e mi agita senza tregua.

Sono stanco? E' la versione ufficiale. Sono invece stufo di occuparmi di affari di Stato. Questo che presiedo è il più piccolo degli Stati, ma pure il più antico. Ha pochi centimetri ma un fracasso di secoli sulle spalle. Sono stufo di occuparmi di questo apparato che mi schiaccia, mi assilla, mi tagliuzza il tempo in un tritato di scartoffie e appuntamenti.

Mi è salito alla gola il grido di Mosè nel deserto: "Ho io partorito tutto questo popolo, forse sono stato io a farlo nascere?" (Numeri 11,12). A Mosè gliel'ha caricato sulle spalle e lui non poteva fare altro che andare sotto il peso di quell'umanità affidata a lui. Stavano nel deserto, non poteva dire: "Mi fermo qui, scendo alla prossima, proseguite voi".

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"Il coraggio del pettirosso" di Maurizio Maggiani - RECENSIONI #1

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«Quello del pettirosso è un coraggio umile e testardo come il coraggio di chi dall’incendio
della Storia si leva leggero col suo sogno di libertà intatto»

 

Io non so se mi sento all'altezza di scrivere una recensione di questo libro, ma ci voglio provare perché me ne sono talmente innamorata, che vorrei riuscire a trasmettere anche solo la metà di ciò che ha trasmesso a me.

Quella narrata da Maurizio Maggiani è una storia che appassionerà chi si lascia rapire dalle infinite sfaccettature della realtà e dalle innumerevoli prospettive attraverso cui si può guardare un oggetto.

E' una storia, di storie. Narrata per altro con uno stile quasi lirico, nella sua delicatezza che sembra sfiorare l'essenza delle cose restituendone la leggerezza.
 
E' una storia di viaggi, e di sogni, e di cammini verso mete irraggiungibili poiché si ha paura di raggiungerle e, magari, di non trovarle.

E' una storia dentro la storia, che Saverio, nelle vesti di un'improvvisata Sherazade, semplicemente sogna. E la sogna per guarire da una sorta di depressione nella quale la morte del padre (vecchio militante anarchico e partigiano) e tutte le successive vicende ad essa collegate, l'avevano gettato.

Scrive dal letto di un'ospedale, scrive su consiglio di un bizzarro dottore che intende sperimentare su di lui una nuova terapia per guarire la depressione.
E Saverio stesso è narratore e protagonista della storia che fa da cornice a tutte le altre storie orchestrate sapientemente in modo tale che si abbia sempre presente il filo conduttore che le lega tutte e tutte le disgiunge.
 
Figlio di immigrati italiani ad Alessandria, dopo la morte del padre, Saverio decide di partire per un lungo viaggio in Italia, allo scopo di ritrovare le proprie origini, alla ricerca di un piccolo paesino ligure dell'entroterra.

E come nella migliore delle tradizioni letterarie, non è la meta a fare il viaggio, ma il viaggio stesso. Saverio non arriverà mai a Carlomagno, ma in Italia verrà coinvolto in una serie di eventi (che ruotano intorno a un libro di poesie e a una pagina di diario strappata) che lo porteranno a immaginare e a dar vita ad altri mondi, altre dimensioni e altre storie.

Quello in cui Saverio ci introduce, nella polifonia delle diverse voci che animano questo piccolo gioiellino, è un labirinto di echi di mondi lontani, di luoghi distanti, di personaggi smarriti e dimenticati, eppure legati tutti dal cocciuto amore per la libertà ostinata, erratica, nomade come Amin il beduino, spensierata come Sua la ribelle, eretica come Pascal il balivo, nostalgica, come Ruben il tipografo...e combattiva, come tutti i pettirossi.
 
Credo di essermi un po' persa, ma vi assicuro che vale la pena leggerlo. E' una lunga, dolcissima ballata che profuma di ricordi e nostalgia.
Assolutamente consigliato.

 

Recente commento in questo post
Quaranta Jamila
Non ho ancora capito come si mettono le stelle per valutare il post e non so perchè me ne ha presa solo una Ad ogni modo, lo scr... Leggi tutto
Venerdì, 08 Febbraio 2013 19:41
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Manuale d'amore ai tempi della spending review

Ottimismo vs Cinismo in amore in quel di Gaio Melisso 7.
E voi da che parte state?

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