
Volevo scrivere un altro post.
Stamattina alle 12 ho chiamato la mia paziente relatrice per mettere a punto le ultime cose prima della discussione della mia tesi che si terrà tra pochi giorni.
E' inutile sottolineare lo stato d'ansia in cui io mi trovo in questi giorni.
Ok che la tesi l'ho scritta io e saprò di che parla, ok che in Italia la discussione è quasi una formalità, ok che comunque mi presento con una buona media...sì, ok.
So' agitata lo stesso, embè?
Dicevamo, si chiacchiera sulla presentazione, come introdurre l'argomento, con cosa proseguire, ma parto in italiano o in spagnolo, eh meglio in italiano che poi la commissione sennò non la segue, anzi no, meglio in spagnolo così poi la parte centrale la discutiamo in italiano...tanto poi la domanda in lingua gliela fa la correlatrice. Ha parlato con lei, vero?
Sorvolerò sul pantheon di divinità che ho bestemmiato, sorvolerò sull'apologia di me stessa e sul perché ero abbastanza legittimata a non aver parlato con la correlatrice e proseguirò, altrimenti scrivo un terzo post ancora.
Morale della favola, devo portare una copia della mia tesi alla correlatrice entro le 16 di oggi pomeriggio.
Esco di casa tutta trafelata e, interrogandomi circa a quale dio avevo mancato di sacrificare vergini e bambini questo mese, mi dirigo verso la copisteria dove ho fatto stampare e rilegare la mia tesi.
E' sabato. E' sabato, capite?
Sabato.
Quel giorno in cui alcuni esercizi sono chiusi perché è il weekend, no?
Ecco, quel giorno lì. Sabato.
