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eutanasia

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17 Anni 9 Mesi fa #63178 da Vanessa Vane
Risposta da Vanessa Vane al topic eutanasia

Se è pienamente cosciente e il dolore non ottunde la sua capacità di intendere e volere, probabilmente sì. Esempio Piergiorgio Welby, ha voluto interrompere il suo stato vegetativo che lo costringeva ad una vita di sofferenze atroci, e se ne è andato con la coscienza di farlo.
Più difficile il caso di una persona in stato comatoso, o simili... potrebbe migliorare improvvisamente, o uscire dal coma, come si sente qulche volta.
In generale penso che sia un problema che investe sia la sfera etica che quella medica e biologica, se c'è la volontà piena del malato e il consenso del medico probabilmente non c'è nulla di sbagliato nell'eutanasia (altrimenti è suicido più o meno indotto).


ok, giusto!
ma che esistenza potrebbe avere una persona in coma vegetativo?
che vita potrebbero avere i suoi famigliari?
stare li e non essere nulla di quello che si è stati! produrre sofferenze, dolore e angoscia (sia al malato che alle sue persone care).......forse non sarebbe meglio porre fine alla sua "non vita"?

PS: anche se si risvegliasse dal coma vegetativo sarebbe comunque un "vegetale".......con gravi danni celebrali e con possibilità di ritornare a una vita normale pari a 0!

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17 Anni 9 Mesi fa #63180 da Vanessa Vane
Risposta da Vanessa Vane al topic eutanasia

Più o meno concordo con Leather.
E' comunque una situazione molto difficile da valutare, tra l'altro non capisco perchè uno possa smettere di assumere medicine o di attuare le terapie, perchè considerabili come accanimento terapeutico e però non si possa staccare la spina nel momento in cui non ci sono più speranze di vita dignitosa, e rimane solo l'allungamento del dolore e della sofferenza. Personalmente penso che anche vivere attaccato a una macchina senza possibilità di miglioramento possa considerarsi accanimento terapeutico, dato che senza di essa il paziente andrebbe incontro a morte naturale. Naturalmente rispetto e ammiro chi ha voglia di continuare a vivere nonostante le condizioni di cui sopra.
Un altro caso che ha fatto molto parlare è stato quello di Terry Schiavo in America, in stato vegetativo irreversibile da 15 anni (se non ricordo male). In questo caso per me non si è più vivi, non si hanno più funzioni cerebrali superiori, solo l'ipotalamo funziona ancora e il corpo non è altro che un contenitore vuoto mantenuto forzatamente in funzione. Se mi trovassi in simili situazioni preferirei morire, e perciò fui d'accordo anche in quel caso con l'attuazione dell'eutanasia; forse sarebbe giusto che ognuno dichiari la propria volontà per queste situazioni, che si spera ovviamente non ci tocchino mai.
Ribadisco però che è difficile valutare, perchè da un coma è possibile riprendersi, almeno parzialmente anche dopo parecchi anni.


sono daccordo anche con te.....
purtroppo non abbiamo una legge che regolamenti tutto questo, visto che abbiamo il vaticano (nds: "che predica bene e razzola male") che ci impedisce di creare delle norme civili (che ci sono in altri paesi) che rispettino la persona umana, in quanto individuo, capace di avere libero arbitrio

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17 Anni 9 Mesi fa #63184 da nicoletta quaranta
Risposta da nicoletta quaranta al topic eutanasia

Esempio Piergiorgio Welby, ha voluto interrompere il suo stato vegetativo che lo costringeva ad una vita di sofferenze atroci, e se ne è andato con la coscienza di farlo.

Ah leather, tu confondi lo stato vegetativo con la malattia di Welby.
Welby era capace di intendere e di volere, chi è in stato vegetativo non è più in grado né di capire né di esprimere ciò che vuole e molto probabilmente anche di pensare, e quindi è ovviamente considerato totalmente incapace di intendere e di volere. Le uniche funzionalità mantenute dal cervello sono quelle puramente fisiologiche.
Terry Schiavo era in stato vegetativo persistente; è questione delle specifiche aree del cervello che sono compromesse.

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17 Anni 9 Mesi fa #63234 da tiziano fontanesi
Risposta da tiziano fontanesi al topic eutanasia
Giusta precisazione Sabs...
Ecco qui riassunta velocemente la sua vicenda:

Teresa Schindler Schiavo era entrata in coma nel 1990, a seguito di un attacco cardiaco dovuto - pare - a disordini alimentari (bulimia): il mancato afflusso di sangue al cervello per 14 minuti aveva causato così la morte di numerose sue cellule neurali, portandola in uno stato vegetativo permanente. I genitori - Bob e Mary Schindler - e i suoi familiari negano però che la donna soffrisse di tali disordini alimentari.

A decidere il distacco dalla spina suo marito, Michael Schiavo, che aveva dichiarato di seguire quella che a suo parere sarebbe stata la volontà della moglie. Nel 2001 la Corte aveva acconsentito all'operazione portando così allo scollegamento di Terri dai tubi che la nutrivano per 2 giorni, fino a un accorato appello dei genitori.


Welby soffriva di una forma acuta di distrofia muscolare che però non ha intaccato gli organi del cervello... è stato lui stesso a dire di staccare la spina, e c'è una grossa differenza fra i due casi.

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17 Anni 9 Mesi fa #63558 da Fabio Di Venuta
Risposta da Fabio Di Venuta al topic eutanasia
Allora vediamo in breve innanzitutto cosa sia l’eutanasia e in cosa si differenzia dal testamento biologico. Per eutanasia, che etimologicamente significa "buona morte", secondo la Dichiarazione della S. Congregazione per la Dottrina della Fede, s’intende: "un’azione o una omissione che di natura sua, o almeno nelle intenzioni, procura la morte allo scopo di eliminare ogni dolore." Questa definizione può essere integrata aggiungendo al concetto di morte senza dolore, quello di "morte con dignità", significando con quest’ultima il rispetto che ciascuna persona deve dare al proprio Io. Esistono due forme di eutanasia: 1°) una forma cosiddetta attiva e 2°) una passiva. Nella prima il medico, accogliendo la richiesta di un ammalato terminale, per il quale non vi siano più speranze, non solo di guarigione o miglioramento, ma di attenuazione delle sofferenze, somministra un farmaco ad azione letale dopo avergliene fatto sottoscrivere la richiesta. La seconda, invece, consiste nel sospendere quella terapia abituale che serve a prolungare la vita e quindi le sofferenze del paziente. Una variante dell'eutanasia attiva é il cosiddetto "suicidio assistito", che si verifica quando un medico o un'altra persona fornisce del veleno ad un ammalato, che ne abbia fatto richiesta, ed assista a che esso venga ingerito dal richiedente, senza prestare alcuna collaborazione. Da quanto esposto si deduce che il problema dell’eutanasia non investe soltanto l’aspetto etico, morale e filosofico del singolo ammalato, proprietario o usufruttuario del proprio corpo (diritto o no all’autodeterminazione, diritto o meno ad una morte dignitosa), o degli operatori sanitari (rispondere o meno alla disperata invocazione d’aiuto da parte dei sofferenti), ma riveste anche un aspetto giuridico che riguarda sia il legislatore (punibilità o meno di chi presta la propria opera per l’eutanasia) che i responsabili delle varie categorie professionali, nonché le commissioni nazionali o sovranazionali per i diritti dell’uomo e dell’ammalato. Si può fin d'ora affermare che tutti gli Organi competenti si sono espressi contro l’eutanasia, consentendo soltanto la sospensione del cosiddetto accanimento terapeutico, misura con la quale si intende la messa in atto di provvedimenti assistenziali, strumentali e medicamentosi, tendenti a prolungare artificialmente la vita, anche in assenza di qualsiasi speranza di guarigione o sopravvivenza.

La dottrina della Chiesa muove da punti fermi quali:

il riconoscimento del carattere sacro della vita dell’uomo in quanto creatura;
il primato della persona sulla società;
il dovere dell’autorità di rispettare la vita innocente.
Dal punto di vista legislativo, in Italia l’eutanasia, specie quell’attiva è considerata alla stregua di un omicidio volontario anche se con le attenuanti. L'articolo 579 del codice penale afferma " chiunque causi la morte di un uomo con il consenso di lui, é punito con la reclusione da 6 a 15 anni". La stessa pena é prevista per il suicidio assistito con la seguente formula" se si fornisce ad un ammalato un veleno che il paziente ingerisce da solo, si commette omicidio del consenziente".

Il testamento biologico o testamento di vita, come qualcuno preferisce chiamarlo, traducendo in modo maggiormente pedissequo l’espressione anglosassone living will, è un documento, redatto con ponderazione analoga a quella che è doveroso utilizzare per i testamenti “tradizionali”, e dotato (o almeno così si spera) di altrettanto analoga certezza legale, con il quale il testatore affida al medico indicazioni anticipate di trattamento, nel caso infausto in cui in futuro possa perdere la capacità di autodeterminazione, a causa di una malattia acuta o degenerativa assolutamente invalidante, soprattutto da un punto di vista mentale, o di un incidente eccezionalmente grave. Nella realtà concreta delle cose, la redazione di un testamento biologico è auspicato da e per coloro che, prefigurandosi ipotesi tragiche come quelle descritte, ritengono che in situazione patologiche estreme sia un bene per gli uomini morire anziché continuare a vivere e preferiscono quindi essere uccisi che essere curati. Sul testamento di vita è in atto da anni un accanito dibattito bioetico. I giuristi tendono, giustamente dal loro punto di vista, a ridurre questo dibattito in termini formali: che validità è possibile riconoscere a simili direttive anticipate, nel contesto di ordinamenti giuridici che non considerano la vita alla stregua di un bene disponibile? I medici, da parte loro, si interrogano sulla compatibilità dei testamenti di vita con i loro doveri deontologici. I bioeticisti discutono se nella sfera di insindacabile autodeterminazione del malato, quella nella quale si fa comunemente rientrare l’atto suicidario, che alcuni arrivano a qualificare come un vero e proprio diritto dell’ uomo, si possa far rientrare altresì la pratica eutanasica, concepita come forma di suicidio assistito, ove appunto non solo auspicata, ma in qualche modo prescritta da un testamento biologico.

Bene... fatte queste puntualizzazioni, magari inutili e noiose, arriviamo al dunque: io sono super favorevole all'eutanasia e personalmente avevo anche compilato il mio testamento biologico...

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